La rivista Nature ha pubblicato uno studio di un team internazionale di ricercatori – fra cui Ana Acebron, Pietro Bergamini e Claudio Grillo, astrofisici dell’Università degli Studi di Milano – che annuncia la scoperta di JD1, una galassia estremamente distante e debole, utilizzando il telescopio spaziale James Webb (JWST).
La galassia JD1 si trova dietro l’ammasso di galassie Abell 2744, noto anche come ammasso di Pandora, che funge da lente gravitazionale. L’ammasso distorce la forma e aumenta il flusso di galassie lontane, rendendo osservabili sorgenti deboli come JD1.
Secondo lo studio, la galassia JD1 è tra le più distanti oggi conosciute. Lo spettro ottenuto con solo 1 ora e 23 minuti di osservazioni con lo spettrografo NIRSpec a bordo del JWST ha permesso di confermare la sua distanza: solo 480 milioni di anni dopo il Big Bang, ovvero quando l’Universo aveva solo circa il 4% della sua età attuale.
JD1 è correntemente la galassia più debole osservata nell’Universo primordiale. Grazie all’effetto di lensing gravitazionale, essa appare circa 13 volte più luminosa di quanto sarebbe altrimenti. La galassia ultra debole JD1 appartiene alla tanto cercata popolazione di galassie che si ritiene rappresentino le sorgenti tipiche che hanno causato la reionizzazione dell’Universo.
Per studiare le proprietà fisiche intrinseche di JD1, il modello ad alta precisione della distribuzione di massa totale dell’ammasso Abell 2744 ha svolto un ruolo fondamentale. Lo studio di lensing dell’ammasso è nato dalla collaborazione tra l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Ferrara, diversi osservatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), la University of California Los Angeles (UCLA), il Max-Planck Institute for Astrophysics (Garching), e altri centri internazionali. Il lavoro è stato anche finanziato da due progetti PRIN-MIUR