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Il prototipo di razzo-aliante ideato e realizzato da un team di 6 studenti federiciani vince una competizione internazionale

Il prototipo di razzo-aliante ideato e realizzato da un team di 6 studenti federiciani vince una competizione internazionale

Volontà di mettersi in gioco, capacità di pensare fuori dagli schemi teorici, multidisciplinarietà. È da qui che ha spiccato il volo (letteralmente) AIRSloths, il team composto da sei studenti di Ingegneria Aerospaziale, che lo scorso agosto ha portato a casa la vittoria all’ultima edizione della competizione internazionale ‘Airbus Sloshing Rocket Workshop’, a Belgrado in Serbia. “Ci ha premiato l’originalità”, commenta con entusiasmo Maria Mattiello, team leader – gli altri membri della squadra sono Pierluca De FeliceVincenzo Junior Di Rosa, Piercarlo Mirto, Maria Giulia Monti e Gabriele Salomone.

Obiettivo della competizione, organizzata dall’azienda Airbus e dall’associazione studentesca europea EUROAVIA, la progettazione e costruzione di un prototipo di razzo-aliante propulso ad acqua che minimizzasse l’effetto destabilizzante dello sloshing (fenomeno che si manifesta nel moto del carburante all’interno dei serbatoi), simulando così le condizioni a cui vengono sottoposti velivoli reali contenenti propellente liquido come i satelliti. “Abbiamo realizzato il nostro prototipo con materiali semplici e a basso costo, come da regolamento. La struttura è in compensato di betulla, le ali in polistirolo, il serbatoio dello sloshing in stampa 3D. La nostra cifra distintiva, a parere della giuria che ci ha valutati, è stata l’ideazione di un piano di coda a V, diverso dai soliti, e l’individuazione di una forma particolare del serbatoio, prescelta perché in grado di frenare di più il liquido all’interno”.

Sul prototipo non si dilunga ulteriormente, perché coperto da proprietà intellettuale, ma racconta: “La prima fase di progettazione e design è durata da febbraio a maggio. Un team di ingegneri di Airbus ha valutato il nostro lavoro e ci ha selezionato tra le quattro squadre, su quindici, concorrenti per la finale”. In Serbia i partecipanti sono stati ospitati dall’Università di Belgrado, presso il Dipartimento di Aviazione, “in un hangar molto grande e ben attrezzato. Arrivavamo alle nove del mattino e rimanevamo lì fino a tardissimo. La costruzione del prototipo per la gara, infatti, era delicata, richiedeva la massima precisione e attenzione al dettaglio e la risoluzione tempestiva dei problemi che venivano fuori uno dopo l’altro. Ci siamo sentiti dei veri e propri ingegneri!”.

Un primo prototipo la squadra lo aveva già realizzato nella fase iniziale della gara “in modo da effettuare una serie di test di prova. Con il primo lancio abbiamo raggiunto 7 metri di altezza e un range orizzontale tra i 10 e gli 11 metri, tirando un sospiro di sollievo perché il risultato non era male, considerato che fino a quel momento ci eravamo basati su calcoli teorici”.
Appassionata di matematica e fisica, Maria coltiva il sogno dello spazio sin da bambina: “Spesso sento dire che bisogna guardare alla terra prima che allo spazio, ma le due cose sono connesse. Io, ad esempio, mi interesso di sistemi di controllo satellitare che possono rivelarsi una grande risorsa in termini, ad esempio, di controllo ambientale e simili. Dallo spazio alla terra, per salvaguardare la terra”. Una delle chiavi del successo è da ricercarsi “nell’eterogeneità dei nostri background culturali e di studio – prosegue Gabriele Salomone – All’interno del gruppo ciascuno di noi aveva degli interessi specifici, dai sistemi di controllo alla propulsione, alla fluidodinamica, e siamo riusciti a comunicare al meglio, conciliando le diverse opinioni”.
AIRSloths si è messo in gioco e ha vinto: “Come in ogni sfida il difficile è cominciareCi sono in ballo tante variabili e il rischio è di perdersi. Noi abbiamo strutturato questo progetto da zero, come fossimo sul lavoro, oltretutto dovendo fare i conti con la gestione del tempo e dei costi. La gioia di veder volare la nostra creatura, però, ci ha ripagato dei sacrifici”. E non sono mancati i momenti divertenti: “Uno per tutti vedere un nostro compagno di squadra passare i controlli all’aeroporto con il piano di coda del prototipo, dal quale non ha voluto separarsi”.
Competizioni del genere, aggiunge, “permettono di entrare in contatto con realtà importanti del settore, come Airbus, con cui ci siamo aggiunti su LinkedIn. Entrare in un’azienda come questa sarebbe fantastico, per quanto io stia vagliando anche la possibilità di proseguire con la carriera accademica”.“È stato bello, dopo la vittoria, ricevere ‘in regalo’ un volo in ultraleggero – ricorda infine Vincenzo Junior Di Rosa – Una sorpresaAbbiamo volato in un quadripostofacendo sostanzialmente un giro panoramico, osservando varie manovre, qualche virata. Lo stare in volo ci ha messo di fronte, ancora di più, quello che studiamo tutti i giorni”. Per il futuro: “Ci piacerebbe concorrere di nuovo. Che emozione vincere alla prima partecipazione, laddove c’erano team che invece ci provavano da anni senza riuscirci!”.

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