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Gli studenti: “facciamo squadra”

Gli studenti: “facciamo squadra”

“Facciamo squadra. Nei laboratori lavoriamo in gruppo e questo contribuisce a creare spirito di comunità. Ciascuno fa del suo meglio, i più bravi sono uno stimolo per gli altri, ma non c’è quella competizione malata che capita di trovare altrove”. Alessandro Sangermano, che ha ventuno anni, abita a Napoli nel quartiere Poggioreale e frequenta il terzo anno del Corso di Laurea quinquennale in Architettura, racconta la sua esperienza ad Ateneapoli in una pausa delle attività a metà mattina del 13 giugno nella sede di via Forno Vecchio. È lì che si tiene gran parte dei corsi e dei laboratori.

La sede storica di Architettura è però Palazzo Gravina, in via Monteoliveto, non lontano da via Forno Vecchio, dove ci sono anche un’Aula Magna che ospita eventi e convegni e la biblioteca. “Il mio primo anno – ricorda – si è svolto quasi tutto in didattica a distanza per la pandemia. La partenza non è stata quella che speravo. Mi sono rifatto, però, nei due anni successivi”. I laboratori di Progettazione sono un’esperienza fondamentale per i futuri architetti e Sangermano non fa eccezione. “Al primo anno – dice – lavorammo alla progettazione di una scuola materna in via Manzoni, qui a Napoli. Con i limiti delle restrizioni contro il Covid alle quali facevo riferimento prima, fu molto bello. Nel corso di un altro laboratorio, poi, ci siamo confrontati con ipotesi di recupero dell’area ex Italsider di Bagnoli. In sostanza, lavoriamo su temi che sono fortemente calati nella realtà e spesso nella città”.

Tutto il giorno all’Università

Scienza delle Costruzioni è il corso nel quale lo studente ha finora trovato maggiori difficoltà: “In effetti devo ancora superare l’esame. Non mi avvilisco, però, e stringo i denti. Le gratificazioni che mi dà Architettura mi aiutano anche a far fronte alle inevitabili difficoltà che ciascuno di noi può incontrare in un percorso di laurea. Stare qui mi piace. Una fortuna, perché il tempo che gli studenti trascorrono in Dipartimento non è poco: “Tra lezioni e laboratori non è raro che si venga in Università alle 9, se non prima, e si vada via alle sei di pomeriggio. In questo senso è utile abituarsi anche a studiare in sede. Ci sono alcune aule studio, ne servirebbero di più, ma comunque ci si adatta”.


Alessia Bifulco è iscritta al secondo anno di Scienze dell’Architettura. Vi è approdata dopo essersi immatricolata ad Ingegneria: “Non era la mia strada, ho preferito cambiare. Accade anche questo e non è un dramma, l’importante poi è ripartire con passione e determinazione”. Come Sangermano, Bifulco sottolinea che una delle peculiarità di Architettura è che si lavora in gruppo, in particolare nell’ambito dei laboratori di Progettazione. La scelta della Triennale in Scienze dell’Architettura, sottolinea, “è nata anche dalla volontà di riservarmi la possibilità, dopo che avrò conseguito la laurea di primo livello, di valutare cosa fare. Proseguire qui a Napoli o andare fuori”. 
Bifulco è soddisfatta della sua esperienza, ma non nasconde alcune criticità. Spiega: Un problema è certamente quello delle stampe. Ne facciamo molte, di formato vario, sia in bianco e nero sia a colori. È vero che abbiamo un’aula di plottaggio qui in Dipartimento, ma l’accesso è complicato e, comunque, non è sufficiente a soddisfare le necessità di tutti. Alla fine ci rivolgiamo all’esterno per le stampe e in media questo determina un costo aggiuntivo, per ciascun anno di corso, di varie centinaia di euro”.

Avanti e indietro con i plastici

Altra criticità, prosegue la studentessa, “è la mancanza di locali deposito. Andiamo avanti e indietro con i plastici lungo il percorso tra casa e Università. Non è comodo”. 
È iscritta al secondo anno di Scienze dell’Architettura anche Sara De Pascale. “Del mio primo anno di corso – dice – ho apprezzato in particolare il laboratorio di Progettazione e l’esame di Storia. Non ho incontrato particolari difficoltà su Analisi, forse perché ho frequentato il liceo scientifico. Magari più complicata Geometria”. Pascale è di Mercato San Severino, in provincia di Salerno. È una studentessa fuorisede. “In Dipartimento veniamo cinque giorni su sei, a volte anche il sabato, e rimaniamo fino al pomeriggio inoltrato. Così ho scelto di trasferirmi a Napoli per il periodo universitario. Ho affittato un posto letto in una stanza in una casa condivisa con altre ragazze. Pago trecento euro di affitto, comprese le utenze. Non è male, se guardiamo ai prezzi che ci sono in giro. Certamente servirebbero per persone come me più residenze universitarie”. 

Prosegue la carrellata degli interventi Lorenzo Carpino, anch’egli iscritto a Scienze dell’Architettura (scelta motivata dalla “passione e dalla tradizione familiare. Mamma è architetto ed ho altri parenti che svolgono questa professione”). Il suo primo anno “è stato molto bello. Non ho incontrato particolari difficoltà e mi sembrava tutto perfetto, forse anche alla luce della novità. Ora che frequento il secondo anno stanno emergendo anche alcune criticità e le noto. Soprattutto relative alle strutture, alle aule che non sono sempre adeguate. Tutto sommato, però, non sono per nulla pentito della mia decisione di studiare ad Architettura. Almeno per la Triennale. Poi, quando dovrò decidere come e dove proseguire con la Magistrale, valuterò se continuare qui o andare altrove”.

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