Il Ministro Anna Maria Bernini all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Suor Orsola Benincasa
Passato e futuro, nelle accezioni di tradizione e innovazione. I Corsi di Green economy e Digital humanities (primo e unico dell’intero Sud), i fari ad indicare la rotta da seguire. Che sono solo alcune delle sfide che l’Università Suor Orsola Benincasa vuole affrontare nei prossimi dodici mesi, come ha affermato il Rettore Lucio d’Alessandro lo scorso 20 gennaio nell’Aula Magna del Complesso Monumentale in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Cerimoniale dall’alto valore simbolico, perché dall’ultima volta “sono passati quasi tre anni solari a dir poco emergenziali, che hanno cambiato il mondo. Eppure la nostra Università non ha mai chiuso, neppure per un giorno, ed è anzi ripartita con slancio ancora maggiore, con una straordinaria capacità di riprogettarsi e di adattarsi al mondo che la circonda, dimostrando come le Università in Italia siano un asset fondamentale per il nostro Paese”. Un periodo difficile, che tuttavia ha rinforzato la consapevolezza “di essere figli dei progetti tenacemente realizzati da chi ci ha preceduto e sentiamo perciò il dovere di progettare a nostra volta in favore delle nuove generazioni”. La vera cifra dello sforzo formativo messo in campo dall’Ateneo libero più antico d’Italia (120 anni di storia), sarebbe tutta nell’aver “saputo cogliere con serietà – ha continuato d’Alessandro – le prospettive aperte dall’accelerazione impressa alle tecnologie dell’educazione, registrando un considerevole aumento di studenti provenienti da altre sedi e da altre regioni che hanno scelto i nostri Corsi, soprattutto di alta specializzazione”. Obiettivi e numeri ottenuti grazie ad “una buona didattica duale, sempre dal vivo e in diretta dalle nostre aule” e ad “una formazione qualificata e sempre in rete col mondo del lavoro, come dimostrano i nostri elevati livelli di placement”. Dopo la prolusione del Rettore, spazio alle parole del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, per la prima volta in città dall’inizio del mandato. Punto di partenza inevitabile, ancora una volta l’impatto della pandemia e la reazione dell’Università: “Il lavoro eccellente svolto negli ultimi tre anni dal Suor Orsola Benincasa dimostra che l’emergenza Covid-19 è stata certamente drammatica ma si è rivelata indirettamente anche un grande acceleratore di progresso e di nuove opportunità perché ci ha obbligati a trovare rapidamente nuove soluzioni per nuove esigenze”. In riferimento alla ricerca e al continuo adattamento dell’offerta formativa ai mutamenti in atto svolto dall’Ateneo, “c’è un grande lavoro di innovazione nel presente che consentirà di costruire il futuro sostenibile di cui ha bisogno il nostro Paese”, ha aggiunto la titolare del Dicastero. Data la presenza in sala del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi (ultimo, da Ministro, ad inaugurare l’anno accademico dell’Ateneo nel 2020), Bernini ha voluto ringraziare, da Ministro, il primo cittadino perché “per la prima volta il Ministero dell’Università e della Ricerca ha avuto autonomia rispetto a quello dell’Istruzione ed è questo un percorso di grande importanza”. Il terzo intervento, poi, è toccato ad una giovane laureata illustre, Sara Longobardi, che, subito dopo la conclusione del proprio percorso, ha posto le basi per una fulgida carriera da docente, proprio al Suor Orsola, in Lingua e Traduzione spagnola. Orgoglio e rappresentazione plastica della formazione ricevuta, l’ex studentessa è tra i più giovani professori associati italiani. “L’Ateneo mi ha dato e continua a darmi tanto – ha detto emozionata alla platea – L’accoglienza ricevuta durante lo studio e il rapporto diretto tra studenti e docenti non si dimentica”. Lo stesso discorso vale “per la formazione, al passo con i tempi e adatta ad affrontare le nuove sfide”. All’interno dell’ecosistema dell’Università, un ruolo fondamentale, di sostegno al lavoro di professori e iscritti, lo svolge il comparto tecnico-amministrativo, rappresentato per l’occasione dalla dott.ssa Annamaria Iardino, responsabile dell’Area Internazionalizzazione ed Erasmus. “Lavoriamo con dedizione e senso di responsabilità, con concretezza e ambizione. I duri mesi di lockdown ci hanno stimolato a sviluppare pratiche innovative e ad accrescere il senso di appartenenza”. Per questo, ricorda Iardino, “il personale tecnico-amministrativo va valorizzato come capitale umano e non come un semplice costo di funzionamento, necessario per il raggiungimento di elevati traguardi nella didattica, nella ricerca, nell’internazionalizzazione, nell’alta formazione e nella terza missione”. Infine, alla prof.ssa Lucilla Gatt, ordinaria di Diritto civile e direttore scientifico del Research Centre of European Private Law, è toccato animare la giornata con la lectio inauguralis su ‘La responsabilità degli automi: ai confini della soggettività giuridica’. Un tema assai caldo per il diritto delle nuove tecnologie, che da anni si sta chiedendo “se gli automi debbano rispondere dei danni prodotti e se, questi, debbano assumere soggettività giuridica”. Oltre alla responsabilità, la docente ha posto il problema della “relazione che si viene ad instaurare tra automi e l’essere umano, che li percepisce non più come cose ma come soggetti, potendo arrivare, per esempio, anche a prevederne la qualifica di eredi testamentari di ingenti patrimoni, come, d’altra parte, già avviene per gli animali”.
Ad assistere all’inaugurazione dell’anno accademico, tantissime autorità. Tra gli altri, i vertici dell’Università e della Ricerca come il neo presidente della CRUI, Salvatore Cuzzocrea, e il presidente dell’ANVUR, Antonio Felice Uricchio.
Claudio Tranchino