HomeAtenei SudUniv. Federico IIInverno siccitoso: è colpa della Niña

Inverno siccitoso: è colpa della Niña

La parola al prof. Nicola Scafetta, climatologo alla Federico II

Fiumi in secca, piogge scarsissime. Anche l’inverno 2023 passerà alla storia meteorologica in Italia come una stagione estremamente siccitosa. È piovuto molto poco e questo ha creato problemi in particolare nel Nord del Paese. Il prof. Nicola Scafetta, 53 anni, associato di Fisica dell’atmosfera ed Oceanografia presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse della Federico II, inquadra il fenomeno e le sue cause.

I dati confermano che è un inverno con scarsissime piogge?

“Sì. A gennaio e febbraio è piovuto molto poco. A Napoli quasi mai. Al Nord la situazione è più grave perché i fiumi si alimentano dalla neve. Se non piove ovviamente non nevica ed i fiumi ne risentono moltissimo”.

Perché non piove?

“Il fenomeno è iniziato nell’inverno 2022, che è stato siccitoso anch’esso. È proseguito fino all’estate avanzata. In autunno è piovuto intensamente, ma poi l’inverno è stato finora praticamente privo di precipitazioni. Il responsabile ha un nome ed è piuttosto lontano. Si chiama Niña”.

Cosa è e dove sta?

“Siamo da alcuni anni nella Niña. È un fenomeno che avviene nella fascia equatoriale del Pacifico, in particolare nei pressi del Perù. Da un paio di anni c’è una Niña grossa”.

Cosa significa?

“Le acque intorno al Perù si raffreddano e lo stesso accade per quelle sulle coste occidentali dell’America. Questo porta freddo verso il nord Atlantico. L’acqua non evapora e di conseguenza l’aria non si carica di umidità e di energia”.

Questo cosa comporta?

“Se l’aria è poco ricca di vapore acqueo le tempeste sono più deboli e questo fa sì che da noi ci sia scarsità di pioggia e di neve ed una prolungata siccità. Sono oscillazioni climatiche che avvengono ogni quattro o cinque anni. In Italia ci fu un’altra siccità nel 2017. È sempre lo stesso fenomeno che si ripete più o meno ogni cinque anni”.

In autunno, però, l’Italia è stata investita da piogge torrenziali. In Campania hanno contribuito ad innescare la tragedia di Casamicciola, sull’isola d’Ischia, a fine novembre. Perché in quei mesi è piovuto così tanto e poi non è più caduta, in inverno, una goccia d’acqua?

“A Napoli a novembre sono caduti 277 millimetri di pioggia. Sono veramente molti. È piovuto parecchio soprattutto in quattro giorni. I fenomeni sono stati molto concentrati. È vero che c’è la Niña, ma l’estate è stata piuttosto calda, l’aria si è caricata di vapore acqueo per l’evaporazione del mare tra giugno, luglio, agosto e settembre e tutta l’energia accumulata si è scaricata con forti piogge concentrate in un periodo relativamente breve. Scaricata quella energia, però, non si è formata altra umidità proprio perché c’è la Niña”.

Cambiamento climatico e fluttuazioni meteo

L’estate è stata caldissima o almeno questa è la percezione che ne abbiamo avuto tutti. I dati confermano?

“L’estate è stata abbastanza calda. D’altronde quando è poco piovosa e non ci sono nubi che schermano il sole necessariamente la temperatura cresce”.

Quando terminerà questo periodo di siccità?

“La Niña si sta leggermente indebolendo, ma non credo che la cosa sarà molto veloce. Si spera di recuperare un poco durante la primavera, ma la situazione non è così rosea ed è difficile che un’eventuale ripresa delle piogge riesca a compensare la scarsità della neve sulle Alpi. Bisognerà vedere un poco quello che accade. Sarebbe importante, in prospettiva, che si realizzassero strutture finalizzate alla conservazione dell’acqua. In Italia in media piove più che in altri Paesi europei, ma l’ acqua va conservata affinché non ci siano problemi idrici durante i mesi di siccità”.

C’è anche un problema di dispersione delle reti idriche?

“Sicuramente. Tutti gli interventi di riduzione delle perdite contribuirebbero ad affrontare meglio i periodi di siccità”.

Si moltiplicano i moniti della comunità scientifica internazionale sui mutamenti climatici provocati dalle attività dell’uomo. Quale è la sua posizione? C’è chi la considera uno dei pochi negazionisti del cambiamento climatico determinato dalle emissioni di Co2 e dai combustibili fossili.

“È necessaria una premessa. Bisogna che si comprenda la differenza tra cambiamento climatico e fluttuazioni meteo. Ci sono fluttuazioni normali che avvengono nel sistema atmosferico e possono portare ad avere un anno più o meno piovoso, freddo o caldo. Sostenere che c’è il cambiamento climatico da un anno all’altro non ha senso. Detto ciò, il clima cambia ed è sempre cambiato. Ci sono mutamenti che dipendono da fattori estranei all’uomo e possono esserci mutamenti determinati da attività umane. La climatologia studia le variazioni delle medie su scale più lunghe di quanto faccia la meteorologia e cerca di capire quali siano le cause. Studia piccole variazioni. Ci sono incertezze e quindi va studiata con molta attenzione. Sono tanti i problemi aperti che ancora non si capiscono. La meteorologia, ormai, per le previsioni relative a qualche giorno utilizza modelli che hanno altissimi livelli di affidabilità. In climatologia la questione è molto più difficile. Va capito bene il sistema”.

Un secolo fa a Napoli faceva più o meno caldo di oggi?

“C’è stato un aumento medio di un grado di temperatura e piove oggi circa il dieci per cento meno che cento anni fa”.

Fabrizio Geremicca

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