Il progetto dell’ateneo di Verona per il recupero della cellulosa nella carta igienica.
Con il progetto Reframe si punta a convertire la cellulosa della carta igienica scaricata nelle acque reflue domestiche, in bioprodotti applicabili nei settori della chimica, dei materiali biodegradabili e della mangimistica animale
In media, ogni cittadino italiano getta circa 70 rotoli di carta igienica all’anno nelle acque reflue domestiche, ma il suo valore economico ed energetico non viene adeguatamente sfruttato negli impianti di depurazione. Di fatto, la produzione di carta igienica è un processo intensivo in quanto la produzione di un solo rotolo di carta igienica tradizionale richiede l’uso di 140 litri d’acqua, 1,3 KWh di elettricità e 0,7 kg di legno.
Un progetto dell’università di Verona, punta, invece, a trasformare la carta igienica da prodotto di scarto a nuovo prodotto biologico, convertendo il materiale cellulosico contenuto nella carta igienica scaricata nelle acque reflue. Questo è l’obiettivo di Reframe, Resource recovery from novel assisted metabolism, il nuovo progetto scientifico finanziato dall’Unione Europea, avviato a settembre, attraverso il programma Horizon Europe Marie Skłodowska-Curie Action e guidato dall’ateneo scaligero.
La ricerca, condotta da Nicola Frison, docente di Impianti chimici e Federico Micolucci, assegnista del dipartimento di Biotecnologie, ha l’obiettivo di trasformare gli impianti di trattamento delle acque reflue in bioraffinerie mediante un recupero efficiente di risorse in linea con gli obiettivi della Commissione Europea.
Reframe punta a utilizzare i nuovi prodotti a base biologica, ottenuti convertendo il materiale cellulosico contenuto nella carta igienica scaricata nelle acque reflue domestiche, nei settori della chimica, dei materiali biodegradabili e della mangimistica animale. Durante il progetto, infatti, verrà sviluppato un nuovo processo biologico per controllare il metabolismo dei microrganismi verso i prodotti d’interesse. Il processo biologico sarà quindi accoppiato da ulteriori processi di purificazione dei prodotti ottenuti al fine di dimostrare il raggiungimento delle caratteristiche tecniche e di qualità richieste dal mercato.
In futuro il progetto contribuirà alla decarbonizzazione del settore produttivo aumentando, la quota di materie prime e prodotti di origine biologica rispetto agli omologhi di origine fossile attualmente commercializzati. Mira, inoltre, ad alleggerire il carico in ingresso agli impianti di trattamento delle acque reflue. Questo approccio a doppio scopo rappresenta un significativo passo avanti verso la gestione sostenibile delle risorse idriche mediante il contestuale recupero di risorse.