Per la prima volta è stato proposto a chi si sposta per raggiungere l’Università di Trento – corpo docente, personale amministrativo e comunità studentesca – un questionario per conoscere le abitudini degli spostamenti e individuare strategie per rendere questa mobilità più sostenibile. Lo commenta Mirella Ponte, responsabile della Divisione Ambiente e Sicurezza della Direzione Patrimonio immobiliare e mobility manager di Ateneo
Dieci chilometri tra la propria abitazione e l’Università di Trento. È questa la distanza media che percorre ogni giorno la maggior parte di chi ha risposto al questionario somministrato a inizio anno dalla Direzione Patrimonio immobiliare dell’Ateneo. Un documento, condiviso anche con il Mobility manager del comune di Trento per creare nuove sinergie per questa fetta di popolazione. Alle domande hanno risposto 1314 tra studenti e studentesse (l’8% del totale) e 687 persone tra personale dipendente e docente.
L’affluenza maggiore dell’intera popolazione universitaria si riscontra nei poli di Collina (il 40% nel Polo Ferrari 1 e 2 e Mesiano e il 35% nel polo Centrale). Tra i dati che balzano all’occhio, quello sulle abitudini di spostamento, non gratificanti per chi lavora in Ateneo. Il mezzo principalmente utilizzato dagli universitari è il servizio pubblico (treno o autobus), con percentuali del 58,68%. Chi raggiunge l’Ateneo per lavoro preferisce invece muoversi con l’auto privata, con percentuali del 52,69%.
«È chiaro che dove c’è una buona disponibilità di parcheggi gratuiti in prossimità delle sedi viene quasi automatico sfruttare la comodità», dice Ponte. E aggiunge: «La strategia sarà quella di invogliare all’utilizzo del mezzo condiviso senza voler togliere la possibilità dell’utilizzo dell’auto. Però la condivisione del mezzo può ridurre in modo significativo il numero di vetture che si spostano verso i nostri edifici».
A questo proposito, un altro elemento che emerge dal questionario è che sia studenti e studentesse, sia dipendenti di UniTrento hanno mostrato interesse per l’utilizzo delle modalità alternative all’utilizzo del mezzo privato, valutando la possibilità di usare in alternativa car pooling e bicicletta (quest’ultima a condizione che i percorsi siano sicuri e siano presenti stalli protetti presso le sedi di lavoro e studio). Anche l’alternativa del trasporto pubblico locale viene valutata come possibilità, a patto che vengano rese più frequenti le linee a sevizio delle aree di prossimità delle sedi universitarie. Da qui le iniziative per la nuova mobilità sostenibile.
«La proposta è quella di strutturare un carpooling aziendale attraverso l’utilizzo a titolo gratuito di una app, dedicata a tutta la popolazione universitaria, sia il personale dipendente e docente che la comunità studentesca. Grazie ad una piattaforma, attualmente in fase di studio, si utilizzerebbe comunque l’auto privata, ma lo si farà in condivisione con altri, per ridurre l’impatto ambientale. L’intenzione è quella di partire con questo servizio entro il 2024».
Chi frequenta le sedi in collina soffre molto la congestione del mezzo pubblico. Cosa si può fare per migliorare questo aspetto? «Qui la strategia deve essere su vari fronti. Oltre al car pooling infatti – spiega la responsabile – lavoreremo con l’azienda di trasporto pubblico locale per razionalizzare le corse e cercare di aumentarle nelle fasce orarie più frequentate. Inoltre abbiamo intenzione di offrire infrastrutture dove parcheggiare le biciclette.
In questo caso le iniziative messe in campo dal comune di Trento nell’ambito del Pnrr con l’ampliamento della rete ciclabile ci aiuta molto perché alcuni assi che erano un po’ meno serviti come ad esempio la collina diventeranno un punto di snodo della nuova viabilità ciclabile. Realizzeremo dei luoghi protetti per le bici in modo da incentivarne l’utilizzo. Lo faremo attraverso la ridistribuzione degli oltre 600 stalli per le bici di proprietà dell’Università, collocandoli in zone chiuse e al coperto, tra la collina e la città. Le sedi di Rovereto sono invece ben servite dal Comune».
«Vorremmo anche offrire un servizio ulteriore, con la realizzazione di due ciclofficine, dove mettere a disposizione un kit di attrezzi per la riparazione delle bici. Con l’aiuto degli studenti potremmo organizzare iniziative di sensibilizzazione e di formazione per la manutenzione delle bici o corsi di guida sicura per chi utilizza le due ruote».
FONTE: UNITRENTO MAG