Un appuntamento promosso dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Alma Mater, con Chimica Verde Bionet, ha fatto il punto sulle possibilità di riuso dei rifiuti biosolidi nei suoli agricoli, tra evidenze scientifiche, questioni normative e nuove opportunità in ottica di economia circolare
Fare il punto sulla qualità dei fertilizzanti ottenuti da rifiuti a base organica, grazie ai risultati delle ricerche scientifiche in laboratorio e in campo. È stato il focus del convegno “Chiudere il cerchio: riuso dei biosolidi sui suoli agricoli”, organizzato al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari (DISTAL) dell’Università di Bologna da Claudio Marzadori e Claudio Ciavatta. In apertura, hanno rivolto i loro saluti la Direttrice del DISTAL, Rosalba Lanciotti, e Sofia Mannelli, Presidente di Chimica Verde Bionet, associazione che ha collaborato all’organizzazione dell’iniziativa.
Rompere il muro della diffidenza sulla base delle evidenze scientifiche, l’obiettivo da centrare per Beppe Croce, Direttore di Chimica Verde Bionet, sostenuto da Pier Paolo Piccari Ricci del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), nato 31 anni fa, che ha evidenziato – fornendo dati Ispra – i 2,1 milioni di tonnellate di compost prodotte nel 2021.
“Il confronto tra tutti i soggetti interessati è divenuto un obbligo per arrivare a costruire una gerarchia di rifiuti UE che coinvolga anche quelli che devono confluire alla termovalorizzazione o all’inceneritore. La nuova politica agricola comune (PAC) pone delle limitazioni all’uso dei fertilizzanti, ma la giornata di oggi ha l’obiettivo di puntualizzare l’esigenza di recuperare materia e fare ricorso a prodotti che sono a tutti gli effetti strumenti a disposizione dell’agricoltura, in funzione delle colture e dei suoli e che, se ben utilizzati, possono dare ottimi risultati”, le parole di Piccari Ricci.
Questi fertilizzanti, infatti, devono essere concepiti come prodotti in grado di apportare nutrienti e carbonio organico, essendo a base organica, e devono essere utilizzati sulla base del fabbisogno colturale.
Il contesto, tuttavia, è complesso dal punto di vista normativo e molto diversificato tra i diversi paesi europei, anche perché le condizioni climatiche sono a loro volta diverse da zona a zona. Al contesto europeo e nazionale si aggiungono inoltre le norme regionali. E non di rado le diverse norme presentano scollature e sovrapposizioni.
Per questo motivo nel 2023 è nato il Forum Biosolid to Soil: un soggetto terzo indipendente, composto da esperti della comunità scientifica italiana in grado di approfondire cosa siano e come agiscano i fanghi da depurazione, sotto il coordinamento del Consorzio Italiano Compostatori. Priorità per l’anno 2023 è arrivare alla definizione di una “Carta di identità dei fanghi per l’utilizzo agronomico” attraverso la quale stabilire una qualificazione del fango da depurazione sulla base di una serie di indicatori.
Piccari si è soffermato anche sul piano strettamente regionale, sottolineando che l’Emilia-Romagna ha dato importanti segnali su questo tema a partire dal 2004, ma sarebbe opportuno riaprire il confronto alla luce dei risultati raggiunti dopo anni di lavoro e di studi, in modo tale da rivedere gli aspetti normativi e agevolare le aziende agricole, sempre rispettando la necessità di disciplina e trasparenza.
Fondamentale, ovviamente, è rispettare le regole. È vero infatti che i fanghi da depurazione possono contenere dei contaminanti, ma questo anche perché gli impianti fognari sono vetusti e raccolgono, tutti insieme, anche scarichi di attività artigianali e industriali. Ciò fa sì che la composizione dei fanghi sia variabile, ma le proprietà in sé sono correttive e migliorative della struttura del suolo. Tuttavia, in generale, la diffidenza verso i fanghi è ancora altissima, nonostante l’attenzione sull’economia circolare sia elevata.
Massimo Fossi di HERAmbiente ha riferito i numeri raggiunti dal 2009: 7,3 milioni di rifiuti ritirati, 95 impianti, raccolta differenziata al 60% con l’obiettivo di raggiungere il 67% entro il 2030. Ha ricordato che il rifiuto organico ben differenziato è la chiave per la produzione del biogas, sottolineando l’importanza della produzione di un compost di maggiore qualità così come quella delle acque. Questo anche perché presidiare la qualità dei fanghi è cruciale ed essi costituiscono il termometro dell’inquinamento del bacino afferente ad un depuratore.
Su questo aspetto Fabio Cella di Agrosistemi ha illustrato la possibilità di operare direttamente in linea su un impianto di depurazione installando macchine nei depuratori stessi prima che gli scarti divengano rifiuti.
Concorde sul piano dell’importanza di accrescere il livello di conoscenze per un uso sostenibile del suolo Giampaolo Sarno, funzionario della Regione Emilia-Romagna, mentre ribadiva che uno degli obiettivi della nuova PAC è quello di potenziare il carbon farming affinché la tecnica agricola contribuisca a mantenere le caratteristiche dei suoli. Alla politica, dunque, il compito di monitorare questa evoluzione.