Ciclo di seminari dedicato alla Scrittura giuridica
Lo scorso maggio fecero non poco scalpore gli esiti delle prove scritte del concorso per la Magistratura: 95% di bocciati su 3800 candidati. Ne passarono solo 220, e 90 posti rimasero vacanti. Numeri impietosi, ma non tanto quanto la causa delle bocciature. “Centinaia i temi imbarazzanti, elaborati in un italiano primitivo, senza alcuna logica argomentativa, quasi non valutabili, privi dei requisiti minimi, pieni di refusi ed errori concettuali e di diritto”, diceva a diversi organi di stampa un amareggiato Luca Poniz, membro della Commissione d’esame. Alla luce dei fatti, ma non solo, il Suor Orsola Benincasa, oltre ad un Laboratorio obbligatorio di 4 crediti in ‘Tecniche di redazione degli atti giuridici’ per gli studenti del quinto anno di Giurisprudenza, previsto fin dalla nascita del Corso di Studio, ha dato vita ad un ciclo di seminari dedicato alla Scrittura giuridica, iniziato lo scorso 14 marzo e che si protrarrà, per quattro lezioni, fino al 5 aprile. L’iniziativa, fortemente voluta dal Direttore del Dipartimento, il prof. Tommaso Frosini, e dalle interlocuzioni con il comitato di indirizzo, prevede la partecipazione dei docenti Gianfranco D’Aietti, già magistrato e presidente di Tribunale, nonché docente di informatica giuridica, e Tiziana Fragomeni, avvocato formatore, specializzata in tecniche di mediazione e negoziazione. La prof.ssa Roberta Metafora, associata di Diritto processuale civile e moderatrice degli incontri, ha spiegato ad Ateneapoli l’importanza di una buona scrittura giuridica e quale sia il problema di fondo. “Nel corso di più riunioni – racconta – traendo spunto proprio dalle prove scritte del concorso per la Magistratura, ci rendemmo conto di quanto fosse necessario far sì che i ragazzi imparassero a sintetizzare, usare la terminologia giusta, impostare mappe per la redazione di atti, estrarre massime, capire i titoletti che si incontrano sopra i commenti delle sentenze. Attività che, purtroppo, non si fanno spesso nei Corsi di Laurea in Giurisprudenza. Proprio per questo qui al Suor Orsola noi sottoponiamo spesso prove scritte ai ragazzi, per far sì che non perdano l’abitudine. Non è nemmeno loro la colpa se non hanno una buona scrittura giuridica, perché oggi vengono bombardati da molte informazioni e non sanno come gestirle”. Ed ecco lo scopo del seminario: “dare loro un’organizzazione mentale dello scritto, in modo tale che risulti chiaro, intellegibile ed efficace. Che si abbia ben presente chi sia il destinatario e che si riesca a centrare l’obiettivo”. Concetti approfonditi proprio durante il primo incontro, avvenuto on-line, che ha visto la partecipazione di circa 60 persone, tra studenti e addetti ai lavori. Sia D’Aietti che Fragomeni hanno ribadito con chiarezza un punto: “La differenza la facciamo noi. Dobbiamo essere noi bravi a capire come adattare il linguaggio alla situazione in cui ci troviamo. Per farlo bisogna conoscere gli interlocutori, capire la differenza tra un atto giudiziario, un invito ad una negoziazione assistita o una mail da inviare a un collega per una collaborazione”. Dunque, a rendere ancora più complesso l’approccio alla scrittura giuridica è il mutamento di linguaggio che la giurisprudenza ha subito negli anni. “Oggi abbiamo l’avvocato mediatore, quello che fa i contratti, un altro che va in udienza, avvocati che svolgono tutte e tre le mansioni. Il linguaggio, poi, rispetto a 30 anni fa, così come l’impostazione degli atti, sono totalmente diversi”, continua Metafora. E qui si apre il capitolo dell’informatizzazione che, non a caso, sarà tematizzato nell’ultima lezione con la presenza dell’ing. Alessandro Depase, esperto di Intelligenza Artificiale e di linguistica computazionale: “In futuro toccherà alla macchina esaminare gli atti, che solo dopo verranno sottoposti al giudice. È importante capire come usare la tecnologia, affinché non interferisca in ambito giuridico”.
Claudio Tranchino