Da febbraio a maggio, l’AI Film Festival organizzato dal Centro Alma Human AI dell’Alma Mater, ha offerto la visione di otto pellicole in lingua originale per scoprire quante delle tecnologie descritte siano diventate oggi realtà. Al termine di ogni spettacolo, gli spettatori hanno creato un film con una piattaforma di AI
Si è conclusa venerdì 24 maggio, con la proiezione di un capolavoro del cinema fantascientifico, 2001 Space Odissey di Stanley Kubrick, la prima edizione della rassegna cinematografica in lingua originale AI FILM FESTIVAL Pre-Visioni di Intelligenza Artificiale, organizzata dal Centro di ricerca interdipartimentale Alma Mater Research Institute For Human-Centered Artificial Intelligence (Alma Human AI), diretto dalla prof.ssa Michela Milano.
Sponsorizzata da Bonfiglioli Riduttori, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing (ICSC) e patrocinata dalla Fondazione FAIR (Future Artificial Intelligence Research), la rassegna si è tenuta da febbraio a maggio con cadenza bi-mensile nella splendida cornice del Nuovo Cinema Modernissimo, in una sala da poco restaurata, che offre una qualità acustica e visiva eccezionale, permettendo di riscoprire le pellicole proiettate in un’esperienza completamente immersiva.
La serata conclusiva, che ha registrato il tutto esaurito, ha visto la partecipazione di un folto pubblico, composto da studenti e docenti dell’Università di Bologna, ma anche da spettatori esterni, a conferma del grande interesse che questa tematica suscita in tutta la cittadinanza e non solo tra gli addetti del settore.
Le otto pellicole presentate nel corso della rassegna (Matrix ; Blade Runner: The Final Cut ; Her; Terminator 2: Judgment Day; Minority Report, Westworld; 2001: A Space Odyssey), curata da Michela Milano e Valeria Zotti, sono state presentate da 16 docenti e ricercatori (Luca Benini, Stefano De Giorgis, Aldo Gangemi, Maurizio Gabbrielli, Chiara Lucifora, Elena Lamberti, Mauro Mangia, Elvis Mazzoni, Roy Menarini, Carlo Alberto Nucci, Marco Patella, Guglielmo Pescatore, Valentina Presutti, Antonino Rotolo, Riccardo Rovatti, Valeria Zotti) afferenti a sette Dipartimenti dell’Unibo: Dipartimento delle Arti (DAR), Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione (DEI), Dipartimento di Informatica Scienza e Ingegneria (DISI), Dipartimento di Scienze Giuridiche (DSG), Dipartimento di Filosofia (FILO), Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne (LILEC), Dipartimento di Psicologia (PSI).
Gli studiosi impegnati sull’AI nella loro ricerca accademica in diverse discipline (tecnologica, scientifica, filosofica, linguistica, artistica, sociale, giuridica, psicologica e letteraria) hanno presentato riflessioni trasversali, coniugando il punto di vista computazionale con quello umanistico e/o cinematografico, affrontando le questioni e gli interrogativi sollevati da ogni film.
La domanda di partenza e il filo conduttore di tutte le proiezioni è stata: Quante delle tecnologie descritte nelle pellicole di fantascienza sono ancora “fantasia” e quante sono diventate ormai “realtà”?
Negli ultimi anni, l’evoluzione tecnologica ci ha avvicinati alla realtà distopica rappresentata in molti film. La relazione uomo-macchina e la loro ibridazione (Matrix) sono ormai realtà. Le macchine e i robot umanoidi dimostrano “capacità intelligenti” (Blade Runner), con prestazioni stupefacenti nella generazione del linguaggio naturale grazie all’IA Generativa (ChatGTP). Il cyborg T101 (Terminator 2) e Samantha (Her) illustrano macchine capaci di apprendere e trascendere le emozioni umane, superando il Test di Turing.
Queste tecnologie sollevano preoccupazioni per uno sviluppo incontrollato dell’AI, che potrebbe diventare una minaccia per l’umanità, come mostrato in Minority Report. Molti film mettono in scena robot e AI che acquisiscono autocoscienza e capacità decisionale autonoma, come Ava in Ex-Machina, che invita a riflessioni etiche e psicologiche. In Westworld, le AI si ribellano al dominio umano, e in 2001: Odissea nello spazio, HAL9000 dimostra autoconsapevolezza e capacità di compiere azioni mortali.
Nonostante i progressi, i robot reali, come Pepper, sono ancora lontani dalle capacità autonome dei personaggi dei film. La distanza tra finzione e realtà è evidente, soprattutto nel funzionamento del cervello e delle emozioni. La questione etica e filosofica se l’AI possa essere buona o cattiva e se sia possibile crearne una allineata ai valori umani rimane aperta.
Al termine di sei delle otto proiezioni, 80 spettatori sono stati coinvolti nella creazione collettiva di un film generato dall’AI attraverso una piattaforma di Virtual Storyboarding, in uno spazio dedicato. L’ambiente VR, progettato da Chiara Lucifora, è un labirinto di pannelli dove i partecipanti hanno interagito e caricato immagini. Il prompting automatico per l’AI è stato curato da Stefano De Giorgis e Aldo Gangemi.
Come immaginano gli spettatori la continuazione della storia? Navigando un ricco storyboard con due direzioni narrative che si integrano alla fine, è stato possibile visualizzare una scena rappresentativa grazie all’AI generativa. Il processo è iniziato con alcune scene-seed di un plot creato tramite il dialogo tra Aldo Gangemi e un’AI generativa, con immagini delle scene generate anch’esse dall’AI. Durante le sessioni, ogni partecipante ha scelto un’immagine e ha proposto una nuova scena, da cui sono state generate nuove immagini, in un ciclo continuo.
L’AI ha funzionato come spina dorsale narrativa e generatore di immagini a partire da descrizioni testuali. Ora, con l’aiuto di un regista professionista, sarà montato il materiale per realizzare un corto totalmente generato dall’AI, che inaugurerà la seconda edizione del prossimo AI Festival, dedicato anche ai film generati dall’intelligenza artificiale, nonché ad altre iniziative artistico-culturali sul tema AI.
Articolo che proviene da Unibo Magazine, testata giornalistica istituzionale