Il Suor Orsola Benincasa capofila del dottorato di interesse nazionale ‘Heritage Science’
“Le mummie sono spesso viste solo come oggetti culturali, religiosi. Il fatto che quei resti siano stati persone in carne ed ossa, ognuno con una storia e un vissuto, sembra passare in secondo piano. Ecco, io ho riflettuto molto sulle relative implicazioni etiche, su come questi resti vengano percepiti dal pubblico e, soprattutto, trovare un modo per comunicarne l’umanità”. È a partire da queste parole che si può inquadrare il percorso fulgido della dott.ssa Roberta Manzollino, romana, fresca di vittoria del Dottorato di Ricerca di interesse nazionale ‘Heritage Science’. Che per il curriculum in ‘Digital transition for Heritage’ non ha un capofila qualsiasi. Il Suor Orsola Benincasa, ente finanziatore e tutor per il dottorato della 31enne, avrà come partner pure l’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research di Bolzano e il DigiLab de La Sapienza di Roma dove Manzollino ha conseguito Triennale e Magistrale in Tecnologia per la conservazione e il restauro di Beni culturali oltre a diversi tirocini e un Erasmus traineeship. Antropologa fisica, Manzollino ha presentato un progetto assai interessante che sarà seguito dal prof. Gianluca Genovese, Coordinatore scientifico del percorso per l’Ateneo di Corso Vittorio Emanuele. “Mi occuperò di ricostruzioni craniofacciali computerizzate di mummie e resti umani. Innanzitutto, un cranio umano, scheletrizzato o mummificato, deve essere acquisito virtualmente e lo si può fare in due modi. Tramite un’acquisizione fotografica dell’oggetto da varie angolazioni, al fine di averne un modello 3D, oppure grazie ad una TAC, opportunamente calibrata, s’intende”. Quest’operazione, in realtà, è stata già condotta dall’Eurac di Bolzano, ente presso il quale Manzollino selezionerà i campioni da studiare. “Questa è la base di partenza, cioè disporre di un modello 3D, per poi applicare i muscoli del cranio, il loro spessore, i tessuti molli. Non potremo mai avere una fisionomia corrispondente all’originale, è chiaro, ma cercheremo di avvicinarci il più possibile”. Insomma, l’arte – aggiungere texture di capelli e altro – unita a fondamenta scientifiche rigorose. Aperta anche la possibilità di “analisi del DNA, che ci aiuterebbe a sapere con certezza il colore degli occhi e dei capelli”. Oltre la specificità del progetto di ricerca, in questo dottorato assai innovativo, la giovane ha trovato la piena collocazione dei propri studi e soprattutto un “modo di esprimermi”, aggiunge. Già, perché il triennio che l’attende “è improntato molto sulla valorizzazione ad ampio spettro. Un gran vantaggio per me, che sono una figura ibrida. Antropologa fisica, certo, ma mi occupo pure di musei, comunicazione, valorizzazione. Questo dottorato sposa perfettamente tutte le mie sfaccettature professionali, non me lo sarei mai aspettata. Anzi, durante i miei studi mi sono scoraggiata spesso proprio per questo motivo”. A testimonianza della forte passione, coniugata all’ambizione, una piccola chicca. Manzollino, in attesa di entrare nel vivo del lavoro di dottorato, risponde alla telefonata di Ateneapoli dal Kuwait, precisamente dall’isola di Failaka, dov’è impegnata in una missione archeologica italiana di sei settimane, sostenuta da equipe europee e extraeuropee, che si inserisce in un ampio progetto di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio culturale. “Stiamo indagando su alcuni siti, sia industriali che residenziali, dove negli anni precedenti sono emersi resti umani. Io sono qui per ricostruire un profilo biologico degli individui. Inoltre, c’è il forte sospetto che ne possano emergere altri”.
Claudio Tranchino