Si chiama HEAT (Hybrid Extended reAliTy) il progetto europeo firmato lo scorso aprile e di cui l’Università degli Studi di Cagliari è coordinatore.
Il progetto, che fa parte del programma Horizon Europe e raggruppa 15 partner europei, nasce per aprire la strada alle esperienze di nuova generazione, affrontando le principali sfide per realizzare quelle esperienze che finora potevano esistere solo nella nostra immaginazione: essere realisticamente immersi (holo-ported) all’interno di spazi 3D iper-realistici omnidirezionali e navigabili, sentirne l’atmosfera e condividere queste esperienze con altri, indipendentemente dalla loro posizione. L’obiettivo di HEAT è quello di integrare le tecnologie dei media immersivi come le nuvole di punti/immagini olografiche, i media multisensoriali e la realtà virtuale sociale (Social VR) in un sistema di comunicazione multi-utente e abilitato al feedback per fornire esperienze avvincenti, consapevoli del contesto, in cui gli utenti remoti possono sperimentare un ambiente reale catturato attraverso la realtà virtuale immersiva, mentre gli utenti in presenza possono visualizzare e interagire con gli ologrammi degli utenti remoti integrati nell’ambiente reale attraverso il rendering olografico.
Tutte le attività garantiranno il rispetto del GDPR (regolamento generale sulla protezione dei dati) e dell’etica per gli utenti finali.
Abbiamo incontrato Maurizio Murroni docente di Ingegneria industriale e dell’informazione del DIEE (dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica ) dell’Università di Cagliari e Massimo Farina docente di Scienze giuridiche, che ci spiegano il progetto e il suo impatto dal punto di vista della protezione dei dati e del nuovo regolamento sull’intelligenza artificiale.