Una federiciana oltreoceano, nel ruolo di “visiting professor”, alla University of Pennsylvania: è la prof.ssa Giovanna De Minico, ordinaria di Diritto Costituzionale ed esperta in Diritto dell’Informazione e regolamentazione dei mercati, che trascorrerà il resto dell’anno a Philadelphia, per poi rientrare dopo le vacanze natalizie. C’è chi la voglia di imparare non la perde mai e cerca continuamente nuove opportunità per mettersi in gioco.
Così è stato nel suo caso: candidatasi per questo ruolo con il desiderio di approfondire specificamente le attività di internet o i neuro-diritti ha, per così dire, sfidato la stessa università statunitense che, come racconta, “inizialmente non mi voleva. In realtà non mi voleva nessuno perché ho sessant’anni e, di solito, le application per questo genere di attività le fanno i ragazzi o i docenti entro i quaranta. Ma io ho insistito perché sostenessi almeno un colloquio e, di fatto, li ho convinti”.
Premiata dalla sua perseveranza e determinazione, è così decollata, il 20 settembre, alla volta del continente a stelle e strisce per unirsi ai ricercatori del ‘Center for Neuroscience & Society’, che ha come scopo l’indagine delle implicazioni etiche, legali e sociali delle neuroscienze, attraverso lo scambio di idee tra esperti provenienti dalle più variegate aree del sapere: “medici, biologi, fisici e qualcuno di diritto, anche se non è l’elemento preponderante: il diritto interviene dopo, sulle regole da applicare alle neuroscienze. Prima ancora del diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero, deve esserci quello di poter pensare senza subire interferenze esterne, che i terzi devono tenere giù le mani dal mio cervello”.
A questo ricco tavolo, la prof.ssa De Minico contribuirà con un suo storico cavallo di battaglia: l’Intelligenza Artificiale, rispetto alla cui regolamentazione “Europa e Stati Uniti hanno due filosofie opposte e dunque io spiegherò loro vizi e virtù della filosofia europea, i problemi regolatori che abbiamo e cosa noi facciamo e loro no, dal momento che hanno sì un ‘Order’ del presidente Biden che disciplina un po’ l’IA, ma a maglie molto larghe rispetto a noi”.
Una prima impressione sulla realtà accademica transatlantica: “Mi è piaciuto tantissimo che non facciano distinzione tra i vari rami del sapere, al contrario di noi in Italia. Non separano STEM e discipline umanistiche, mentre noi italiani finiamo a fare spesso delle separazioni anche superflue, anche nella stessa branca del diritto. Loro ragionano in modo orizzontale e non segmentale. Noi siamo iper-specialistici, loro hanno una visione generale (ma non generalista!), e questo vuol dire tantissimo nel modo di insegnare e di spiegare”.
Insomma, “riescono ad essere molto inclusivi quando si tratta di cultura” e riescono a trasmettere questo modo di guardare al sapere anche agli studenti, che pure girano per i convegni più disparati, “mentre da noi i ragazzi partono dal presupposto che, tanto, non ci capirebbero nulla e dunque neanche ci provano”. Per questa nuova esperienza, un grazie speciale la docente lo riserva “all’Ateneo, perché se sono qui è anche grazie ad un partenariato con la Federico II, nell’ambito del progetto FAIR (Future Artificial Intelligence Research), che mi ha dato i fondi per venire qui e rimanerci tre mesi”. Un po’ però, confessa, “mi mancano i ragazzi”.
Intanto, le matricole della terza cattedra, affidate per questi primi mesi al prof. Bruno De Maria, attendono di conoscere la loro professoressa di Diritto Costituzionale, che ha già in serbo per loro argomenti succulenti per la seconda parte del corso: “ci dedicheremo soprattutto ai diritti, alla riforma sul premierato e al regionalismo differenziato”.
Giulia Cioffi
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Internet e neuro-diritti: la prof.ssa De Minico visiting professor negli Usa
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