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Atelier d’artista: zolforosso

Al centro Riccardo Vicentini, artista e tra i fondatori di zolforosso. A sinistra, la curatrice Giulia Mariachiara Galiano; a destra, Gabriele Longega. Foto: Massimo Pistore

Un’idea diffusa e collettiva di atelier, come luogo dove sviluppare una ricerca personale e al tempo stesso attivare un confronto e uno scambio costanti. Per la prima volta la serie dedicata agli studi d’artista indaga un’esperienza condivisa visitando uno dei tre atelier gestiti da zolforosso, artist-run studio nato nel 2017 a Venezia, protagonista del ventiseiesimo episodio, che conta diciotto tra artiste, artisti, curatrici e curatori attivi in tre spazi: un atelier a Venezia, a Santa Croce, uno a Mestre, in viale San Marco, e il più recente Terzo spazio, luogo per esposizioni e incontri, aperto alla comunità locale veneziana del centro storico. Abbiamo visitato l’atelier di Mestre, uno studio ampio, luminoso, vivo, pieno di opere e persone.
Ad accoglierci, Giulia Mariachiara Galiano, curatrice, Riccardo Vicentini, artista e co-fondatore, e Gabriele Longega, artista e curatore. A loro abbiamo chiesto di raccontarci il progetto zolforosso dedicando un focus alle attività e ricerche personali. 

“Gli artisti qui si confrontano, si influenzano, si danno consigli, potenziano il loro lavoro di ricerca. Lavorare insieme è molto diverso rispetto alla pratica artistica solitaria”, spiega Giulia Mariachiara Galiano, curatrice di Terzo spazio. “Ci sono molti temi comuni in zolforosso: il nomadismo, la dimensione del camminare e di una ecologia radicale diffusa tra tutte e tutti”. E Galiano continua: “Nel 2017 alcuni artisti usciti dall’Accademia, stanchi di dinamiche talvolta monotone o asfittiche legate all’idea di accademia e atelier, decidono di prendere il primo laboratorio in centro storico a Venezia. Oggi gli spazi gestiti collettivamente sono tre: non vengono vissuti come coworking ma nell’ottica di un condiviso impegno artistico, civico e politico”. 

Il progetto è cresciuto negli anni, “aprendosi a diverse pratiche artistiche: all’inizio c’erano soprattutto pittori, oggi ci sono gli artisti esplorano anche altri territori: il video, le installazioni, la scultura. Inoltre zolforosso si è aperto alla curatela: con il progetto Dispensa abbiamo cercato di approfondire le ricerche e i processi creativi, non solo attraverso le mostre ma attraverso l’organizzazione di incontri, per favorire il dialogo e la critica. Ci interessa sviluppare una pratica interdisciplinare per creare un punto di riferimento per la comunità”.

Giulia Mariachiara Galiano, curatrice – Il Bo Live, Università di Padova

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