Il riscaldamento globale potrebbe costringere fino a 216 milioni di persone a lasciare il proprio Paese d’origine entro il 2050, a causa dell’assenza di risorse idriche e della scarsità di produzione agricola, come rilevato dal rapporto Groundswell della Banca Mondiale, pubblicato il 9 settembre 2021.
Per approfondire questi temi, martedì 13 Maggio 2025, dalle ore 15, presso l’Auditorium “Prefetto Carlo Mosca” della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, in Piazza di Priscilla 6, il CREG, Centro di Ricerche Economiche e Giuridiche di Roma Tor Vergata, promuove la tavola rotonda su “Mutamenti climatici e flussi migratori nel contesto internazionale”
Interviene per i saluti istituzionali Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Tra i referenti scientifici, presenti Loredana Mirra, Enzo Rossi, Antonio D’Acunto e Paolo Iafrate del CREG.
I mutamenti climatici nell’area mediterranea aumentano a causa degli effetti combinati dello sfruttamento del sottosuolo, dell’innalzamento del mare, dell’inquinamento, del degrado e delle biodiversità e generano flussi migratori rilevanti. Le politiche di sviluppo sostenibili dei Paesi mediterranei devono ridurre tali rischi ed adottare nuove strategie di adattamento, ma non dispongono attualmente delle informazioni necessarie per farlo, soprattutto nelle regioni più vulnerabili del Mediterraneo meridionale.
Il clima rappresenta dunque un fattore importante per i flussi migratori e su come agire in merito emergono due pareri qualificati. Il German Advisory Council on Climate change evidenzia come “la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo non hanno le capacità e le risorse per attuare misure di adattamento efficaci. Le nazioni industrializzate, come i principali responsabili del cambiamento climatico, hanno una responsabilità particolare per fornire assistenza ai paesi in via di sviluppo per consentire loro di affrontare gli impatti del cambiamento climatico”. A questo il Comitato sui diritti economici, sociali, e culturali (CESCR), aggiunge che “gli Stati hanno una responsabilità comune e individuale, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, a cooperare, dando soccorso e assistenza umanitaria nei momenti di emergenza, compresa l’assistenza a rifugiati e sfollati interni”.
In allegato il programma con gli interventi previsti.