Sondare l’alone di mistero che ricopre da sempre l’atto creativo, in un confronto serrato con scrittori, registi teatrali e cinematografici, chiamati a raccontare quel processo affascinante a partire dalla propria biografia in totale libertà. Si occupa di questo ‘Incontri con l’autore’, ciclo di conferenze organizzato dalla prof.ssa Annamaria Pedullà, docentedi Critica letteraria e Letterature comparate, in collaborazione con il Cirlep, Centro internazionale di ricerca su letterature e psicoanalisi istituito lo scorso settembre – freudiano, ci tiene a chiarire la docente – afferente al Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati. Dal 17 marzo e fino al 26 maggio a Palazzo Du Mesnil un totale di sette incontri con personalità note al grande pubblico: il regista de ‘La stranezza’ Roberto Andò, Maurizio De Giovanni, che proprio in queste settimane sta assistendo alla seconda stagione della serie tv Rai dedicata al suo Commissario Ricciardi, Mariolina Venezia, autrice di Imma Tataranni sostituto procuratore, Lello Esposito, Gabriele Frasca. “La mia idea – racconta la docente – è quella di portare agli studenti la conoscenza diretta degli autori, perché, essendo immersi nel digitale e studiando spesso autori non più esistenti, i ragazzi non hanno una percezione reale di chi ci sia dietro un’opera”. Tolti Mario Ajazzi Mancini, psicoanalista e scrittore fiorentino, e Luca Archibugi, scrittore romano, tutte le personalità sono accomunate da origini meridionali. Questo perché, aggiunge Pedullà, “vorrei che parlasse il Sud, ne ha bisogno”. Dando agli ospiti piena autonomia, “l’obiettivo è mettere in luce il processo dell’invenzione. Lo ha fatto benissimo, per esempio, Andò, sia ne ‘La stranezza’ che nel ‘Bambino nascosto’. Ha mostrato di avere a cuore inclinazioni di tipo psicoanalitico”. Ma cosa c’è di psicoanalitico in questo atto così soggettivo e demiurgico, in alcuni casi improvviso, in altri lungo e travagliato? “Io dico che è un mistero. Dante parlava di illuminazione, così come artisti contemporanei. Carlo Porta definiva le sue poesie come frutto di una luce che illumina. La luce c’entra sempre”. L’invisibile che viene al visibile o, detto in termini più tecnici, “tutto ciò che è inconscio viene portato alla luce attraverso meccanismi razionalizzanti della scrittura. Per usare una metafora di Jung, l’atto creativo porta alla luce ciò che sta nell’ombra”. Riferendosi, infine, agli allievi ai quali il ciclo di seminari è destinato – quelli del Dipartimento di Studi Letterari – Pedullà invita “tutti gli studenti napoletani, perché – conclude – i nomi degli ospiti devono rimanere impressi nella loro memoria. Sono incontri che, ripensando anche alla mia esperienza personale, non si dimenticano più”.
Claudio Tranchino