Il futuro al lavoro

Un esperimento per inserire la filosofia negli istituti tecnici

“L’idea è che la filosofia, al di là della sua natura disciplinare, possa essere uno strumento fondamentale per la formazione di un pensiero critico ed autonomo, della capacità di giudizio libero da condizionamenti”. Spiega così Gianluca Solla, responsabile scientifico dell’iniziativa “il futuro al lavoro”, un ciclo di incontri iniziato lunedì 29 gennaio, organizzato dal dipartimento di Scienze umane dell’ateneo scaligero.

Il futuro al lavoro è stato proposto come un mezzo per permettere a studentesse e studenti, degli istituti tecnici e professionali, di accedere ad un tipo di tradizione filosofica che non è prevista nel loro curriculum scolastico. Un vero e proprio esperimento volto a trasmettere degli strumenti filosofici per aiutare gli adolescenti ad orientarsi nelle loro scelte future e per comprendere in che misura la filosofia aiuta ad orientarci nel mondo che viene. Analizzando anche i cambiamenti e le trasformazioni della società attraverso questi strumenti filosofici.

«La riflessione si incentra sull’avvenire che aspetta queste ragazze e questi ragazzi. In che misura faranno parte le loro propensioni, i loro desideri. Si chiederanno se ci sarà uno spazio per realizzarli e cosa è necessario fare per raggiungerli? Oppure i desideri non sono altro che una mera utopia da nascondere dentro un cassetto, a causa della natura stessa del lavoro: concepita per bisogno e non per soddisfare un desiderio?». Sono queste le domande con cui Gianluca Solla, presidente del collegio didattico di Filosofia del dipartimento di Scienze umane, ha interrogato le partecipanti e i partecipanti all’iniziativa.

L’incontro è stato il primo di un ciclo di quattro incontri che si è svolto nel corso di due settimane, da lunedì 29 gennaio a mercoledì 7 febbraio. Durante l’ultimo appuntamento i gruppi formati da studentesse e studenti hanno mostrato, a compagni e docenti, il frutto del loro lavoro, dei video reels in cui affrontavano una tematica da loro scelta, inerente al filo conduttore comune del “futuro al lavoro”, seguiti da una tavola di discussione filosofica con i diversi relatori.

«È da tanto tempo che si parla di riportare la filosofia all’interno degli istituti tecnici. Volevamo riprendere in mano la questione apportando delle modifiche. Secondo noi la filosofia deve essere disposta a trasformarsi all’interno degli istituti tecnici professionali. E a questo proposito è arrivata l’idea del “pensare per immagini”», racconta Alessandra Pantano, coordinatrice del progetto e docente del dipartimento di Scienze umane dell’università di Verona.

La fase laboratoriale è stata gestita in collaborazione con ZaLab, laboratorio culturale che opera per la produzione, distribuzione e promozione di documentari sociali e progetti culturali, coinvolgendo esperti e tecnici dell’ambito.

«Il filo conduttore comune a tutti i gruppi di studentesse e studenti era “il futuro al lavoro”. Le ragazze e i ragazzi hanno poi virato verso quelli che erano i loro sogni e le loro aspettative. I contenuti prodotti mostrano come questa generazione di sedicenni sta guardando al futuro», spiega Michele Aiello, documentarista.

«La reazione dei ragazzi è stata sorprendente, avevamo stabilito un numero minimo di 20 iscrizioni. Alla fine, le abbiamo dovute chiudere, con oltre 220 studentesse e studenti», spiega Solla.

«Questo progetto ci ha permesso di pensare al futuro che noi giovani avremo nel mondo del lavoro. Alcune parole chiave ci hanno portato a riflettere sull’influenza che il mondo esterno, e le persone con cui entriamo in contatto, hanno su di noi, sulle nostre opinioni e su nostri desideri, cambiando il nostro modo di vederle ed interpretarle», racconta Thomas, studente dell’Ipsia Giorgi di Verona.

«Il nostro progetto – spiega Alessandra, studentessa dell’Ites Luigi Einaudi di Verona – parlava di come affrontare il lavoro affinché risulti, non come un qualcosa di obbligatorio e sgradevole ma, al contrario, come un qualcosa di piacevole. Abbiamo intervistato due donne che parlavano del loro impiego e, rimaste colpite dalla gioia con cui lo descrivevano, abbiamo deciso di focalizzarci su questa tematica».

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