A pochi giorni di distanza, Trento ospita un convegno per ricordare Enrico Giusti e uno spettacolo teatrale che racconta Ennio De Giorgi, due matematici che hanno dato un importante contributo alla fondazione della comunità scientifica trentina. Ho avuto l’immensa fortuna di conoscere entrambi da vicino e vorrei dare una testimonianza di quei tempi e del loro pensiero, che è ancora presente e vivo oggi.
Nel gennaio del 1975 feci il mio primo ingresso nell’edificio della Facoltà di Scienze dell’Università di Trento, oggi Povo Zero, per partecipare a un workshop organizzato da Mario Miranda, che era appena arrivato nella nuova sede e voleva farla conoscere. C’erano soltanto i primi tre anni dei corsi di laurea in Matematica e in Fisica, pochissimi studenti e pochissimi professori. Ma le idee erano chiare: a Povo, in un campus residenziale, doveva crescere un gruppo di scienziati fortemente impegnati nella ricerca, sostenuti con adeguate risorse, a contatto diretto e continuo con gli studenti. La cosa non era affatto banale, ci sarebbero riusciti?
Qualche mese dopo, Ennio De Giorgi, col quale mi ero laureato nel giugno del 1974, mi chiamò nel suo studio alla Scuola Normale, dove si trovava anche Mario Miranda, e mi disse che Mario desiderava offrirmi una posizione di assistente a Trento. Mi sarei dovuto impegnare alla residenzialità. Mi ero appena ben inserito nell’ambiente matematico pisano, venendo quasi dal nulla. Ero perfezionando alla Scuola e mi dispiaceva abbandonare quell’ambiente vivace e prestigioso, e allontanarmi da Ennio, che era una sorgente da cui sgorgava la matematica. Chiesi a De Giorgi se riteneva che a Trento si potesse creare un ambiente matematico e se sarebbe venuto qualche volta a trovarci a Povo.
Rispose sì a entrambe le domande. Disse che gli sembrava una buona cosa che si creasse qualche altra sede, oltre a Pisa, dove si facessero ricerche sul Calcolo delle Variazioni e sulla Teoria geometrica della Misura.
Così ci sarebbe stato più spazio per avviare diversi giovani alla ricerca; si sarebbero potuti organizzare incontri tra questi gruppi di ricerca e si sarebbero mescolate e fertilizzate le idee.
Il mio primo compito didattico fu di tenere le esercitazioni di Analisi 1 per il corso ai matematici e ai fisici, di cui era titolare Enrico Giusti, che nel frattempo aveva pure lui raccolto l’invito di Mario a trasferirsi a Trento.
Come dicevo, i matematici e i fisici che avevano o desideravano una posizione permanente a Trento erano impegnati alla residenzialità e trascorrevano a Trento molto tempo, anche se avevano famiglia altrove. Si formò così un gruppetto di persone che per molti giorni di ogni settimana stavano insieme la mattina e il pomeriggio in facoltà, e anche a pranzo e spesso a cena e dopo cena, discutendo lungamente di matematica e di mille altre cose. In quel periodo erano già chiari gli interessi di Enrico Giusti per la storia della scienza, l’epistemologia, l’apprendimento e la divulgazione, che poterono svilupparsi anche grazie a un finanziamento della Facoltà per una ricerca sulla Storia del Calcolo infinitesimale e grazie all’insegnamento che tenne di Matematiche elementari da un punto di vista superiore.
Enrico fu il primo direttore del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università di Trento, dal 1976/77 fino al febbraio del 1978. Le strutture dipartimentali a Trento in quegli anni (prima della Legge 382/80) furono una sperimentazione quasi unica in Italia, la cui istituzione impegnò le Facoltà, il Senato e il Consiglio di amministrazione in una discussione appassionata, di cui si ritrovano le tracce nei verbali dell’epoca. Una volta costituito, pur avendo poco potere decisionale, il Dipartimento (unico) di Matematica e Fisica fu molto importante come luogo di incontro, discussione e confronto della comunità scientifica di Povo e favorì la formazione della sua identità.
Enrico Giusti si trasferì a Pisa nel 1978, ma continuò a essere vicino a Trento. In particolare, ci aiutò molto nell’allestimento della mostra “Oltre il Compasso”, che lui aveva realizzato insieme a Franco Conti. L’esposizione al Palazzo delle Albere ebbe un successo straordinario. L’evento fu letto con attenzione dall’allora giovane Michele Lanzinger che bene ne colse le caratteristiche di scienza hands on e non posso evitare di pensare che quella esibizione sia stata un’anticipazione dell’odierno Muse. Fu in seguito a questo successo che il Dipartimento istituì il Laboratorio di Ricerca sulla Comunicazione e la Didattica della Matematica, che molti in Italia ci invidiano.
Anche Ennio De Giorgi mantenne la sua promessa di venirci a trovare. Un po’ alla volta, in alcune sedi universitarie, ad esempio la Sissa di Trieste e l’Università di Lecce, erano nati dei gruppi che lavoravano sul Calcolo delle Variazioni e Teoria geometrica della Misura. Mettendo insieme le cose, cercai allora di attuare il programma che Ennio aveva in mente fin dall’inizio e cominciai a organizzare il convegno annuale di quest’area, che si caratterizzò subito per avere poche conferenze e soprattutto molto tempo per discutere e lavorare in gruppi, favorendo l’incontro di giovani e giovanissimi anche non laureati con persone più esperte, e tra persone di diverse sedi.
Tali caratteristiche erano particolarmente apprezzate da Ennio, che amava la convivialità e la conversazione, come viene ben raccontato dallo spettacolo “Verba manent. Canto per Ennio De Giorgi” del 23 novembre. Il convegno si spostò poi per molti anni a Levico, è arrivato alla XXXIII edizione ed è divenuto un momento centrale della grande comunità di Calcolo delle Variazioni e Teoria geometrica della Misura, che esprime oggi risultati e persone di grandissimo valore, basti citare Luigi Ambrosio e la medaglia Fields Alessio Figalli.