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Povertà e salute mentale: uno studio Unimore pubblicato su Nature Human Behaviour dimostra una relazione causale bidirezionale

È la povertà a causare problemi di salute mentale, o sono i problemi di salute mentale a causare la povertà? In realtà, entrambe le situazioni sono vere. Povertà e malattia mentale non solo sono collegate, ma tra di esse esiste anche una relazione causale. Questa è la conclusione a cui sono giunti alcuni Ricercatori e Ricercatrici dell’Università di Modena  e Reggio Emilia e dell’USL IRCCS di Reggio Emilia, in team i colleghi dell’Amsterdam UMC, della London School of Economics e dell’Università di Edimburgo. Lo studio, pubblicato su Nature Human Behaviour, dimostra che, sebbene alcuni disturbi mentali possano ostacolare la stabilità finanziaria, la povertà è uno dei fattori causali che portano a problemi di salute mentale.

Lo studio, affermano i ricercatori Unimore, è importante perché dimostra che la povertà causa disturbi mentali oltre ad essere notoriamente prodotto di disuguaglianze, mettendo a rischio dignità e altri diritti umani fondamentali

Già ricerche precedenti avevano evidenziato una forte correlazione tra povertà e malattia mentale, ma districare causa ed effetto si era rivelato particolarmente complesso. Le conseguenze della malattia mentale possono influenzare negativamente la situazione finanziaria di una persona, per esempio se questa non è in grado di lavorare efficacemente o se deve affrontare costi sanitari elevati. Tuttavia, difficoltà economiche possono anche causare disturbi psichici.

Il team di ricercatori e ricercatrici dal lato Unimore, composto da Mattia Marchi, psichiatra e Dottorando di Ricerca, Luca Pingani, RTDb, Silvia Ferrari, Professoressa Associata, Gian Maria Galeazzi, Professore Ordinario, tutti integrati nel Dipartimento ad Attività Integrata di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia ha utilizzato i dati della UK Biobank e del consorzio internazionale Psychiatric Genomic Consortium. “Abbiamo scoperto che schizofrenia e ADHD contribuiscono causalmente alla povertà. Al contempo, la povertà contribuisce al disturbo depressivo maggiore e alla schizofrenia. Paradossalmente, il rischio di anoressia nervosa è ridotto in condizioni di povertà,” afferma Marco Boks, psichiatra presso l’Amsterdam UMC.

In primo luogo, è stata determinata una misura della povertà basata su reddito familiare, reddito da lavoro e deprivazione sociale. I ricercatori hanno poi utilizzato le informazioni genetiche dei partecipanti impiegando una tecnica specifica chiamata randomizzazione mendeliana per districare la relazione. La randomizzazione mendeliana è un metodo che permette di determinare l’influenza dei fattori di rischio su una malattia, misurando la variazione genetica associata a determinati tratti.

Siamo riusciti a catturare aspetti della povertà condivisi tra l’individuo, il nucleo familiare e il contesto territoriale. Questo ci ha permesso di identificare con maggiore precisione gli effetti causali della povertà sulla malattia mentale,” spiega David Hill, genetista statistico presso l’Università di Edimburgo.

I risultati di questa ricerca sono di grande rilevanza per le politiche pubbliche e l’approccio sia alla povertà che alla salute mentale. Riconoscendo l’influenza reciproca tra povertà e salute mentale, i responsabili delle politiche possono sviluppare interventi più efficaci per spezzare il ciclo della povertà e dei problemi di salute mentale.

I nostri risultati suggeriscono che la riduzione delle disuguaglianze potrebbe portare a significativi miglioramenti nella salute mentale della comunità. I meccanismi con cui la povertà influenza lo sviluppo di malattia mentale non sono ancora del tutto noti. Nella nostra ricerca abbiamo scoperto che parte di questi effetti sono mediati dalle abilità cognitive, individuando nel miglioramento dell’accesso e della qualità dell’istruzione un altro possibile target per interventi mirati a ridurre le disuguaglianze socio-economiche e migliorare la salute mentale” – aggiunge Mattia Marchi, psichiatra presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

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