Un percorso accademico caratterizzato da ricerca sui tessuti, sviluppo di figurini e continui scambi di idee accomuna gli studenti di Ecofashion Design, curriculum della Laurea Magistrale in Design per l’Innovazione. Gli studenti del secondo anno, nell’ambito del corso di Men’s Tailoring, si sono confrontati con il progetto guidato dal prof. Roberto Liberti e dal PhD student Luigi Chierchia.
Il tema dell’anno è Supertailoring, un invito a decostruire la sartoria classica napoletana. “Consiste nel passare dalla giacca tradizionale a quella contemporanea – racconta Lorenza – L’obiettivo è realizzare una collezione Spring/Summer 2027 che descriva un’identità mutevole, incerta, che rielabori i codici classici napoletani con materiali innovativi, creando capi che uniscano comfort, identità e stile urbano”.
Il percorso di Ecofashion Design unisce una giusta dose di teoria e pratica, gli studenti hanno l’opportunità di lavorare come un vero team progettuale. “Ogni gruppo è composto da cinque persone, ci siamo organizzati con una divisione dei compiti flessibile – spiega la studentessa – I ruoli principali comprendono il team leader, incaricato di coordinare il lavoro e monitorare l’avanzamento delle fasi, il responsabile della ricerca storico-culturale, dedicato allo studio della sartoria napoletana e allo sviluppo del concept; poi c’è chi si occupa della parte grafica e visiva, costruendo moodboard, palette colori e tavole di presentazione; chi segue la modellistica e lo sviluppo prodotto, dagli schizzi tecnici alla definizione dei capi, dai prototipi alla vestibilità. Ruolo centrale è ricoperto da chi si occupa dell’area materiali, che si concentra sulla selezione dei tessuti e sulle possibili contaminazioni stilistiche”.
Tutto parte da un’intensa fase di ricerca. “Abbiamo iniziato studiando le cuciture tradizionali napoletane, le sartorie, abbiamo ascoltato le esperienze di chi lavora nel settore”, riporta Palmira. Che poi spiega la fase più delicata del processo: “Abbiamo sviluppato un concept preciso che fosse alla base di tutta la progettazione successiva”. Infatti, ogni gruppo ha adottato un tema ispirato al territorio e alla tradizione napoletana: “Poi ci siamo divisi il lavoro in relazione alle nostre competenze”.
Si tratta di un lavoro che necessita della giusta attenzione e di una buona dose di impegno, ma questo non deve spaventare: “Questa mole di attività pratica stimola continuamente, insegna come realizzare un progetto completo dalla A alla Z, c’è sempre un’occasione per imparare qualcosa di nuovo”. Il progetto coinvolge gli studenti nella realizzazione finale di un book, da presentare all’esame, che si conclude con una vera e propria dimostrazione visiva dei lavori sartoriali, al fine di mostrare tessuti, capi e vestibilità, il tutto mantenendo un dialogo continuo tra sartoria e architettura.
“Le due discipline condividono attenzione alla costruzione, proporzioni e dettagli, permettono un confronto stimolante tra forme, volumi e modalità progettuali”, sottolinea Claudia. È un’occasione per lavorare sul campo e avvicinarsi al mondo esterno. Giuliana, che ha realizzato il suo progetto ispirandosi al concept della sirena Partenope, si mostra sicura e determinata: “Non so ancora quale ramo seguirò dopo la Magistrale, ma so di essere preparata. Questa università ti forma al meglio: dal disegno alla grafica, fino alla sartoria e persino al gioiello. Inizialmente tutto questo può spaventare, ma, una volta presa l’abitudine, diventa un continuo stimolo per migliorare”, conclude.
Filomena Parente
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Ateneapoli – n.19-20 – 2025 – Pagina 32

