Teatri Riflessi spegne 10 candeline e per l’edizione 2025 ha realizzato un programma fitto di eventi per avvicinare un pubblico eterogeneo, non solo di addetti ai lavori, a una dimensione artistica, come quella del teatro e della danza contemporanei che, prima dell’arrivo della manifestazione in Sicilia, molti avvertivano come lontana.
A presentare il festival e i suoi contenuti, ma anche il tema, è proprio Dario D’Agata, fondatore di IterCulture e direttore artistico del festival internazionale insieme a Valerio Verzin.
Il tema di quest’anno è “conTatto” con un significato particolare che si nasconde in quella “T” maiuscola
“Volevamo riflettere sull’interazione tra le persone, indagare le diverse possibilità di contatto tra le persone, per favorire la relazione con l’altro”. Questa idea è anche emersa da una riflessione sull’interazione tra le comunità etnee e il vulcano e alcune sue peculiarità. Per il primo anno di questa nuova triennalità di Teatri Riflessi, ci siamo soffermati sul concetto di terra, di superficie, di pelle: quella parete osmotica che permette e filtra il contatto tra individui. Infine, abbiamo voluto dare il nostro punto di vista, soprattutto in vista di questa edizione del progetto dedicata all’accessibilità: in che modo si entra in contatto? La T maiuscola racconta la modalità con cui interagire, richiamando l’idea di cura, di rispetto, di non-invasione, di consenso”, spiega Dario D’Agata.
“In questo modo dichiariamo l’obiettivo di IterCulture APS e di Teatri Riflessi: promuovere la coesione e l’inclusione sociale. Favorire, attraverso le arti performative, occasioni per entrare in contatto con gli altri con cura, “con Tatto”: per noi è l’unico modo per poter permettere un’inclusione veramente concreta, senza invadere lo spazio altrui, accompagnandosi a vicenda nella conoscenza – aggiunge. È quello che vogliamo fare anche con le arti performative, cioè proporle, avvicinarle, farle conoscere allo spettatore, al nuovo spettatore, in maniera soft, invitandolo a partecipare gratuitamente alle attività; quest’anno, al concorso internazionale di corti performativi, abbiamo programmato numerose attività, tutte finalizzate a favorire una conoscenza rispettosa dell’altro e delle realtà performative nazionali e internazionali, sperando che poi sia l’inizio di un percorso di amore anche tra il pubblico e l’arte contemporanea”.
Il tema dell’inclusione abbraccia tutti i punti di vista, anche quello relativo alla disabilità?
“Sì, perché abbiamo avviato diverse azioni finalizzate all’inclusione a 360 gradi, per tutti, senza differenze, sperando di riuscire ad abbattere ogni forma di barriera: fisica, linguistica, culturale, sociale. In aggiunta, stiamo ospitando un’attività importante di inclusione, il progetto nazionale Linee Continue, e abbiamo avviato il progetto di avvicinamento del pubblico Comizi, finalizzato a costituire una comunità allargata partecipativa; grazie alla collaborazione di volontari e tirocinanti, accompagnate da Valerio Verzin, abbiamo deciso di tradurre e interpretare tutto quello che proponiamo al pubblico, in diverse lingue, tra cui la Lingua Italiana dei Segni, per permettere una completa accessibilità a un numero sempre più alto di spettatori, artisti e operatori. Anche nelle scelte delle parole con cui proponiamo le nostre attività stiamo cercando di usare termini accoglienti, che non respingano, ma accolgano”, ci tiene a precisare il fondatore di IterCulture.
“Vorremmo che chiunque si possa sentire “a casa”, accolto, incuriosito, divertito, soprattutto chi non ha mai avuto la possibilità di seguire uno spettacolo di danza e teatro contemporanei – aggiunge. Questa riflessione sulla inclusività ci spinge a far sentire tutti accolti per costruire insieme una grande comunità. Speriamo di riuscirci, sicuramente abbiamo le migliori intenzioni e probabilmente commetteremo degli errori che ci permetteranno di migliorare e trovare la strada giusta per la costruzione di una comunità connessa, coesa e inclusiva. Il percorso è lungo, la nostra meta è chiara: questo sicuramente è il vantaggio di chi organizza un festival, già con uno sguardo proteso alle ulteriore possibilità e alle future edizioni”.
E sui laboratori, tantissime attività aperte al pubblico…
“Proprio così – precisa il co-direttore artistico di Teatri Riflessi. Grazie al progetto Linee Continue, ospitiamo un laboratorio tenuto dal coreografo Davide Valrosso rivolto a una comunità allargata, incentrato sulla disabilità con l’obiettivo di far partecipare anche le persone che hanno deciso di dedicare la propria vita, personale o lavorativa, a includere persone con disabilità: un laboratorio di movimento e danza in linea con gli obiettivi che da quest’anno ci siamo prefissati. A tal fine, abbiamo iniziato a collaborare con le varie associazioni per permettere la partecipazione di più persone possibili a questo laboratorio di libera fruizione che si terrà la mattina nei locali di Viagrande Studios dal 9 all’11 luglio proprio per ospitare più persone”.
“Ci saranno anche dei workshop a Viagrande Studios per danzatori e danzatrici di danza urban, condotti da Alessandra Ruggeri, e di tecnica Gaga con Gianni Notarnicola e Billy Barry. I due, ex danzatori di Batsheva Dance Company, sono insegnanti certificati della tecnica sviluppata da Ohad Naharin. I docenti terranno entrambi i workshop il 12 e 13 luglio e presenteranno due spettacoli la sera del 12”, continua Dario D’Agata.
“Sabato 19 luglio, inoltre, ci sarà un laboratorio di danza percussiva in cui sarà il corpo lo strumento sonoro – saranno i movimenti del corpo a produrre musica – a conclusione del laboratorio si creerà un processione come se fosse una parata che dal parco comunale di Zafferana attraverserà il paese di mattina – aggiunge. A tenere il laboratorio e guidare Body Music Procession, ci saranno due artiste canadesi, Sandy Silva e Marlene Miller, di cui proietteremo il loro film di danza durante la seconda semifinale del concorso, venerdì 18 luglio al Teatro all’aperto Falcone e Borsellino, al Parco Comunale di Zafferana Etnea”.
Spazio anche ai laboratori letterari, soprattutto rivolti ai più piccoli.
“Come ogni anno, all’interno della rassegna letteraria TestiRiflessi, sono in programma i laboratori letterari rivolti ai più piccoli, un progetto del festival dedicato a giovani lettori e lettrici con autori e autrici del territorio – spiega Dario D’Agata. In totale 5 laboratori suddivisi per fasce d’età, sia per bambini delle scuole primarie, sia le secondarie di primo grado. È un modo per permettere anche a tutta la famiglia di partecipare al festival, perché i genitori possono seguire forum o le presentazioni di libri e in contemporanea i bambini le attività laboratoriali”.