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Campagna di scavo alle Cesine: nuove scoperte

Nell’entroterra, a un centinaio di metri a nord della grande fondazione sommersa recuperata nello specchio acqueo della Riserva Naturale Statale – Oasi WWF “Le Cesine” (Comune di Vernole), sono venuti alla luce nuovi reperti interessanti, probabilmente riconducibili a un impianto manifatturiero o a una villa o villaggio a vocazione marittima. Evidenze da approfondire e studiare nel prossimo futuro, con una nuova stagione di scavi – ancora da stabilire – dopo la conclusione, l’8 ottobre scorso, della campagna 2025 in località San Giovanni, proprio a “Le Cesine” (Comune di Vernole), condotta dal Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, con la direzione scientifica della professoressa Rita Auriemma, su concessione del Ministero della Cultura e per il tramite della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto.

I risultati completi della campagna di scavo e le nuove scoperte saranno presentati nel corso di una conferenza stampa il prossimo sabato, 18 ottobre, alle ore 10 nella sede dell’Archivio Carmelo Bene, presso la Biblioteca Bernardini a Lecce.

Le ricerche sono state preventivamente concordate con l’ente gestore Riserva Naturale Le Cesine, la Guardia Costiera (Ufficio Circondariale Marittimo di Otranto e Ufficio Locale Marittimo di San Cataldo), e il Comune di Vernole. Si è rinnovata, inoltre, la proficua collaborazione con il I Nucleo Operativo Subacqueo della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto, che ha già affiancato i ricercatori UniSalento sia sul sito nelle precedenti campagne, sia in altri interventi di ricerca. Un sostegno importante è stato assicurato, come sempre, dal Polo biblio-museale di Lecce e da generose realtà del territorio (in primis la ditta Angelo Colucci, Masseria Fossa e l’Associazione Lecce sul mare).

Come lo scorso anno, le ricerche archeologiche sono state arricchite anche da eventi di archeologia pubblica, che hanno visto il coinvolgimento di associazioni e comunità sia nella giornata di avvio della campagna, dedicata alla sostenibilità – “PuliAmo la costa” – sia nell’ Open day che si è svolto il 26 settembre in collaborazione con la Guardia Costiera, il Comune di Vernole e l’associazione Mare Vivo, in maniera partecipata e gioiosa, alla presenza del rettore Fabio Pollice.

Nonostante le condizioni marine spesso avverse, anche le operazioni subacquee hanno dato risultati brillanti: sembra ormai accertata la geometria di questo grande complesso portuale, per il quale si è supposto un impianto in età augustea, tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C.

L’elemento principale è costituito da un’imponente fondazione di un molo con piattaforma, con uno sviluppo a “L”: un braccio perpendicolare alla costa che spicca dalla riva antica, oggi sommersa, per oltre 80 m, e una grande testata rettangolare di 24 x 33 m; si tratta di un’ingegnosa soluzione per guadagnare, nei tratti di costa bassi e sabbiosi come questo delle Cesine, la profondità necessaria all’accosto delle imbarcazioni. La tecnica edilizia vede l’impiego di filari di grandi blocchi sovrapposti e di un riempimento interno in pietrame.

Un’altra interessante suggestione viene dalle paludi retrostanti e dai profondi cambiamenti del paesaggio delle Cesine: questo molo a “L” mostra affinità con i moli di protezione dei canali di accesso ai bacini interni del grande porto settentrionale di Corinto, il Lechaion. L’indicazione di un bacino interno, poi impaludatosi, potrebbe essere suggerita dalle mappe aragonesi e in genere dalla cartografia storica, ma anche dalle ricostruzioni delle variazioni del livello del mare e del profilo costiero che il gruppo ArcheoSub UniSalento sta mettendo a punto.

Un’altra struttura, tradizionalmente nota come “Chiesa sommersa”, affiorante, ha rivelato, grazie all’analisi con il metodo del radiocarbonio, anch’essa una datazione alla prima età imperiale che, insieme alla sua posizione, suggerisce un’ipotetica identificazione con una torre faro.

Il complesso archeologico di San Giovanni si rivela di grande rilevanza ed è infatti censito nella guida e nel portale “Andar per mare. Itinerari subacquei e costieri di Puglia”, esito dell’omonimo progetto promosso dalla Regione in collaborazione con le Università di Foggia, Bari e del Salento e la Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, per un’offerta integrata di turismo costiero e subacqueo culturale, esperienziale e sostenibile.

«La ricerca archeologica nell’area delle Cesine – dice la professoressa Auriemma – vuole essere occasione di rigenerazione e valorizzazione di paesaggi apparentemente minori e marginali, in realtà ricchi di suggestione e densi di storia. La cura dei paesaggi, veri palinsesti viventi e dinamici, la loro tutela proattiva, l’archeologia dell’ambiente e per l’ambiente devono diventare responsabilità condivisa tra gli attori istituzionali e la comunità, perché il patrimonio divenga davvero bene accessibile e comune, il “bene nostro”».

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