HomeAtenei SudUniv. L'OrientaleDa quest’anno a L’Orientale si studia anche il Bangla

Da quest’anno a L’Orientale si studia anche il Bangla

È la lingua ufficiale del Bangladesh e la seconda lingua più parlata in India. E infatti si contano oltre 270 milioni di parlanti nel mondo, di cui circa 230 milioni di parlanti nativi. Per la prima volta in assoluto nella sua storia, L’Orientale apre ufficialmente una porta su un idioma e la relativa cultura mai sondati finora: il Bangla. Che disegna nuove prospettive umanitarie, linguistiche e di mediazione per studentesse e studenti interessati alle lingue e culture dell’Asia meridionale.

Già, perché in Italia i cittadini bangladesi regolarmente soggiornanti al 1° gennaio 2023 sono 162.6411, secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali; mentre secondo l’ISTAT la popolazione residente in Campania proveniente dal Bangladesh al 1° gennaio 2024 è di 15.920 persone, di cui 12.491 a Napoli. Titolare della cattedra – il corso inizia il 7 ottobre a Palazzo del Mediterraneo – sarà la prof.ssa Daniela Cappello.

“È da molto che si stava aspettando che si desse vita all’insegnamento di Bangla a Napoli, almeno da quando Alessandro Bausani l’aveva insegnato seppur parzialmente – spiega – L’idea principale è pensare alla grande comunità di bengalesi presente sul territorio regionale e cittadino, in particolare nell’area vesuviana, formando studenti che siano sempre più interessati alla mediazione linguistico-culturale. È importante sottolineare che si tratta di una lingua che poche persone sanno collocare bene a livello geografico e storico.

Non ci si sa bene orientare ancora, ma è importantissima, e non solo nell’Asia meridionale: dalla diaspora ci sono comunità grandi in Europa e nelle Americhe. Queste sono alcune ragioni per invogliare a delle connessioni a livello globale”. Non solo, perché studiare (e imparare) il bangla può aprire nuove porte professionali: “per L’Orientale è sempre difficile stilare una lista di sbocchi, avendo sempre puntato su una formazione trasversale che può essere impiegata in tanti campi del sapere, ma con questa lingua la prima prospettiva che viene in mente è senz’altro la mediazione.

A livello nazionale si stanno facendo tanti concorsi, ci sono lacune che vanno colmate in questure, scuole, ospedali, carceri”. Dal punto di vista strettamente didattico, la docente anticipa qualche dettaglio sulla direzione che prenderà il corso: “non ci si può allontanare dalla grammatica, l’obiettivo è quello di strutturare un insegnamento per una comunicazione immediata della lingua d’arrivo. Al momento erogheremo solo Lingua Bangla I, ma dall’anno prossimo seguiranno le altre annualità e introdurremo anche la letteratura”. E il raggio d’azione andrà anche oltre: “contestualizzeremo l’intera area geografica dal punto di vista storico per comprendere le influenze geopolitiche, in un mondo sempre più connesso e globalizzato”.

Le difficoltà iniziali potrebbero avere a che fare con la scrittura: “il Bangla viene scritto in devanagari, e deve essere imparato da zero ovviamente. Ad ogni modo, il corso serve ad accompagnare gli studenti innanzitutto a familiarizzare con l’alfabeto e i suoi suoni, non così complicati per noi italiani”. L’immersione in questa lingua schiude mondi inesplorati: “parliamo di una cultura secolare dal punto di vista di letteratura, cinema, musica”.
Claudio Tranchino
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli

Ateneapoli – n.15 – 2025 – Pagina 35

ARTICOLI CORRELATI

Ultime uscite