Libertà, controllo, possesso, ma anche stereotipi e vittimizzazione secondaria: alla vigilia dell’entrata in vigore della legge sul femminicidio, l’Università di Trieste ha scelto di chiamare la propria comunità a un confronto diretto sugli elementi culturali che la nuova norma intende scardinare. La conferenza “La violenza di genere tra norme e realtà”, promossa dal Comitato Unico di Garanzia (CUG), ha messo al centro una domanda essenziale: quale impatto avrà questa legge, non solo nel diritto, ma nel modo in cui il Paese riconosce e interpreta la violenza sulle donne.
Protagonista della conferenza è stata la dott.ssa Paola Di Nicola Travaglini, consigliera della Corte di Cassazione e consulente giuridica della Commissione sul femminicidio del Senato, intervistata dalle docenti UniTS Natalina Folla e Patrizia Romito.
Ad aprire i lavori sono stati i saluti istituzionali della Magnifica Rettrice Donata Vianelli, della prof.ssa Maria Dolores Ferrara, Presidente del CUG, e del Consiglio degli Studenti. La Rettrice ha richiamato l’attenzione dell’Università sul riequilibrio di genere e sul contrasto alla violenza, sottolineando che “non è un impegno sulla carta”, ma un’azione concreta che coinvolge studenti, personale docente e tecnico-amministrativo e che si traduce in iniziative capaci di incidere nella comunità interna e nel dialogo con la società, anche grazie al lavoro del CUG.
La giudice Di Nicola Travaglini ha definito la nuova norma “una delle leggi più importanti che il nostro Paese abbia mai approvato”, ricordando che è stata approvata “all’unanimità” e che rappresenta un passaggio cruciale perché “dà un nome a quello che fino ad oggi non ha avuto un nome”: l’uccisione delle donne in quanto donne. Un cambio di passo, ha sottolineato, che introduce anche nel linguaggio giuridico categorie decisive per comprendere la violenza: “controllo”, “libertà”, “possesso”, fino al peso che può avere la scelta di interrompere una relazione violenta.
La magistrata ha evidenziato che UniTS “è la prima università” a raccogliere la propria comunità, “studenti e studentesse”, per interrogarsi sul significato della legge e sul suo impatto culturale oltre che giuridico. Un passaggio che ha dato senso all’incontro come momento di formazione pubblica, coerente con la responsabilità educativa dell’Ateneo.
Entrando nel merito, la giudice ha affrontato i nodi che ancora limitano l’efficacia del sistema di tutela: non tanto l’assenza di norme, quanto la difficoltà di applicarle in modo adeguato e omogeneo, anche a causa di stereotipi radicati. Il punto, ha spiegato, è la formazione: “Il blocco non è legislativo, ma culturale e formativo”. Da qui l’accento sull’esigenza di percorsi strutturati per tutti gli operatori coinvolti – dalla magistratura ai servizi sanitari, dalle forze di polizia alla scuola – perché la legge possa esprimere davvero la sua “capacità trasformativa”.
Un passaggio centrale ha riguardato la vittimizzazione secondaria, cioè quel insieme di atteggiamenti, linguaggi e domande che possono trasformare la persona offesa in un’“imputata” di fatto. In questo quadro, la magistrata ha richiamato anche il tema dei “miti dello stupro”, ancora diffusi nella società e capaci di influenzare le narrazioni: “La donna provoca”, “se l’è cercata”, “denuncia strumentalmente”. Miti che alimentano una lettura distorta della violenza sessuale come impulso, mentre – ha ribadito – la violenza è “atto di potere e di dominio”.
A rafforzare la dimensione partecipativa e comunitaria dell’iniziativa, la lettura di brani da parte di studentesse e studenti delle scuole superiori ha affiancato all’analisi giuridica un momento di sensibilizzazione dal forte impatto evocativo.
L’evento è stato organizzato in collaborazione con Mimma Dreams APS e ha visto l’adesione dell’INPS – Direzione Regionale Friuli Venezia Giulia e dei Comitati Unici di Garanzia del Comune di Trieste, di OGS, IRCCS Burlo Garofolo, ASUGI, Area Science Park e ARPA FVG: una rete che conferma come il contrasto alla violenza di genere richieda un lavoro integrato tra università, istituzioni e servizi, e come il luogo della formazione possa diventare spazio di consapevolezza e responsabilità collettiva.

