La narrazione sul fenomeno migratorio è spesso complessa, talvolta manipolata nel dibattito pubblico, e richiede responsabilità nel linguaggio e rigore nell’interpretazione dei dati.
È da questo presupposto che è partito il convegno “Dare voce e immagine alle donne e agli uomini in viaggio“, organizzato mercoledì 19 novembre 2025 dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte presso l’auditorium “G. Cattaneo” dell’Università del Piemonte Orientale (UPO). L’evento ha inoltre coinciso con l’inaugurazione della mostra fotografica “Exodos – Exit” nell’atrio della Biblioteca “Rita Fossaceca”.
«Le parole contano; utilizzare la parola clandestino è sbagliato», ha ribadito Stefano Tallia, presidente dell’Ordine, richiamando l’importanza della Carta di Roma per restituire contesto e complessità a un tema spesso ridotto alla sola semplificazione.
Il contesto scientifico ha portato alla luce dati significativi illustrati da Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia delle migrazioni presso l’Università degli studi di Milano.
Alla domanda provocatoria, “C’è davvero un’invasione?“, il professor Ambrosini risponde con i numeri:
- In Italia, l’immigrazione è lievemente cresciuta negli ultimi dieci anni (+13,3%).
- I canali d’ingresso principali restano il lavoro e i ricongiungimenti familiari, mentre l’asilo è marginale.
- Quasi metà dei migranti è europea e una quota significativa è composta da donne.
- Il contributo economico è decisamente positivo: circa 2,5 milioni di lavoratori immigrati generano un saldo attivo di 4 miliardi per le casse dello Stato.
A livello globale, la percezione è ancora più distorta: l’Europa accoglie meno del 10% dei rifugiati nel mondo, il cui 73% trova protezione in Paesi a basso o medio reddito. «A farli entrare sono le nostre stesse società, che hanno bisogno di cura, forza lavoro, assistenza», ha concluso Ambrosini, sfidando la narrazione che vede il migrante come una minaccia.
Irene Ponzo, ricercatrice UPO di Sociologia generale, ha ripercorso le tappe del diritto d’asilo in Europa, un’eccellenza che oggi sconta la pressione di strutture sottodimensionate e una gestione spesso delegata al Terzo Settore. La ricercatrice ha criticato l’approccio italiano: «L’Italia firma, ma applica poco i regolamenti europei», sollevando interrogativi sul futuro, dall’accordo Italia-Albania come potenziale modello, al rischio di una protezione ridotta.
Il rettore Menico Rizzi ha concluso i lavori con un invito agli studenti a un approccio empirico: «In Università si ragiona sui numeri, non sulle emozioni».
A fare da contraltare ai numeri sono state le testimonianze dirette. Il fotoreporter Mauro Donato ha condiviso storie dal villaggio senegalese di Mboro e mostrato le sue immagini delle rotte alpine documentate in mostra. La giornalista Simona Carnino, in collegamento dal Guatemala, ha descritto il nuovo fenomeno dell’autodeportazione negli Stati Uniti, una prassi, definita dell’Era Trumpiana, che vede gli “esuli” dagli States autodenunciarsi con la promessa di $1000, ritrovandosi spesso senza una vera meta.
Moderato dalla giornalista Antonella Mariotti, il convegno ha ribadito una verità essenziale: le parole possono creare muri o costruire ponti. I numeri, in questo dibattito, sono lo strumento fondamentale per non perdersi nella paura.
Articolo e foto proveniente dal Mediacentre, magazine dell’Università del Piemonte Orientale

