Studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale, con Roma Tor Vergata tra i firmatari, ricostruisce le dinamiche evolutive, le interazioni tra gli esseri umani e i patogeni nel corso di oltre 37.000 anni di storia eurasiatica.
Le malattie infettive hanno avuto effetti devastanti sulle popolazioni umane nel corso della storia, ma le loro origini e dinamiche passate restano in gran parte poco comprese.
Gabriele Scorrano, docente di Antropologia presso il dipartimento di Biologia dell’università di Roma Tor Vergata ed esperto di antropologia molecolare (paleogenomica), è tra i firmatari di un lavoro complesso capace di andare a ritroso nel tempo per millenni alla ricerca delle origini di agenti patogeni diffusi in determinate aree geografiche, che è stato pubblicato in questi giorni su Nature.
“Grazie al sequenziamento su larga scala del DNA – spiega Scorrano – di 1.313 individui antichi, in un arco temporale di circa 37.000 anni, abbiamo rilevato la presenza diffusa di DNA antico appartenente a batteri, virus e parassiti. Tra questi, molti casi riguardano patogeni umani noti, molti dei quali non erano mai stati precedentemente identificati in resti umani antichi”.
Raggruppando le specie microbiche in base al probabile serbatoio e alla modalità di trasmissione, il lavoro evidenzia che la maggior parte dei gruppi è presente lungo tutto il periodo di campionamento. I patogeni zoonotici (infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente tra gli animali e l’uomo) invece compaiono solo a partire da circa 6.500 anni fa, raggiungendo un picco intorno a 5.000 anni fa, in coincidenza con l’ampia diffusione della domesticazione del bestiame — una prova diretta che questo cambiamento nello stile di vita ha contribuito all’aumento del carico di malattie infettive.
“I dati – conclude il docente – indicano inoltre che la diffusione di questi patogeni aumentò significativamente nei millenni successivi, parallelamente alle migrazioni pastorali provenienti dalla steppa eurasiatica”.
Il lavoro svolto dal prof. Scorrano di coordinamento e produzione di parte dei dati genetici presentati nell’articolo, ha permesso di ricostruire con maggiore precisione le dinamiche evolutive, le interazioni tra gli esseri umani e i patogeni nel corso di oltre 37.000 anni di storia eurasiatica.