HomeAtenei CentroUniv. di UrbinoDa Uniurb al futuro che mi aspetta: Lucia Annibali si racconta

Da Uniurb al futuro che mi aspetta: Lucia Annibali si racconta

Perché torniamo? A volte per misurare la distanza che separa ciò che eravamo da ciò che siamo diventati. Senza nostalgia, per registrare e testimoniare l’attraversamento, ed essere certi che il passato sì, ci fonda, ma non ci determina più. A Urbino, lo scorso 4 luglio, è tornata Lucia Annibali. Avvocata, già parlamentare, scrittrice, attualmente difensora civica della Regione Toscana, l’ex studentessa di Giurisprudenza del nostro Ateneo ha incontrato la comunità accademica e la cittadinanza nel corso dell’evento a lei dedicato: Ho scelto di rinascere, promosso dall’Associazione Alumni Uniurb, con il patrocinio del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni (CUG).
Dopo i saluti istituzionali del Prorettore Vicario, Vieri Fusi, e della Delegata Rettorale alle Pari Opportunità, Laura Chiarantini, la conferenza è stata condotta da Paolo Pagnini, giornalista e conduttore TV, nella forma di un dialogo aperto, scandito con intensità dalle letture, per voce dell’attrice Alessandra Giardina, di alcuni brani tratti dall’ultimo libro di Lucia: Il futuro mi aspetta.
Nel fluire della conversazione, e anche dell’intervista rilasciata ai nostri microfoni, l’aggressione di cui Lucia Annibali è stata vittima dodici anni fa è rimasta sullo sfondo, come verità nota che chiede una narrazione diversa, capace di riposizionare il focus dal passato al presente, dalla ferita al desiderio di una vita nuova e piena di senso.

Lucia, bentornata a Urbino. Hai lasciato la città molti anni fa. Immagino sia stato un allontanamento geografico e non del cuore. Cosa rappresenta Urbino per te, oggi?

Sono andata via da Urbino, ormai nove anni fa. Da allora vivo a Roma, ed è stato un allontanamento che mi ha fatto bene: perché avevo bisogno di esperienze e spazi nuovi, e anche di mettere una distanza tra me e i luoghi in cui è accaduto quel fatto così doloroso. Eppure Urbino resta la città in cui sono nata, in cui ho studiato, in cui mi sono formata e fermata a lungo. Ed è anche il luogo in cui vivono amiche con cui ho mantenuto un legame forte, e che per me sono molto importanti. Facendo un bilancio, è la città in cui ho passato più della metà della vita e questo ha creato un vincolo che, certamente, resta.

Sei un’alumna di Uniurb, ex studentessa del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza. Cosa hai portato con te, di quei giorni?

Sono giorni un po’ lontani, perché mi sono laureata nel 2002 e, nel frattempo, sono successe tante cose. Però rimane sicuramente un bel ricordo. Tra l’altro, abitando a Urbino con la mia famiglia, la vita universitaria in senso stretto l’ho vissuta meno rispetto alle compagne e ai compagni di corso che arrivavano da fuori. Di quegli anni resta, senz’altro, tutto ciò che ho imparato. Giurisprudenza è un percorso di studi impegnativo, ma fondamentale e, col tempo, ho capito quanto abbia inciso su di me in diverse fasi della mia esistenza. Sono diventata avvocata certo, ma anche quando, negli anni, ho fatto esperienze diverse ho sempre sentito che quella formazione mi aveva lasciato una chiave di lettura per orientarmi nella complessità del mondo.

La conoscenza giuridica che qui hai acquisito, insieme anche una certa struttura di pensiero fondata sulla ricerca del dubbio, del giusto, pensi ti abbiano aiutato nel processo di ricomposizione della tua vita, non solo professionale?

Sicuramente gli studi che ho fatto a Urbino e l’educazione dei miei genitori, hanno segnato profondamente la mia evoluzione professionale e personale. Mio padre è stato avvocato per tantissimi anni, per cui sono cresciuta tenendo sempre ben presente il senso profondo della parola “giustizia” e dei principi costituzionali. Nel mio impegno pubblico, come parlamentare, mi sono occupata molto di giustizia e, certamente, avere alle spalle una formazione giuridica, conoscere e avere consapevolezza dei principi cardine del diritto, ha fatto la differenza. Così come ha fatto la differenza durante il processo che mi ha riguardato direttamente, perché mi ha aiutato moltissimo a trovare una direzione, a dare un senso a ciò che stava accadendo.

Grazie a quel background sono riuscita a costruire un bilanciamento tra la ferita e il dolore da un lato, e lo strumento della giustizia dall’altro: un equilibrio che mi ha consentito di interpretare i fatti e restituirli all’esterno, trasformandoli in una riflessione civile. Quindi, questo percorso formativo è stato fondamentale non solo professionalmente, ma anche per la mia vita. Per la lucidità interiore che mi ha dato, rispetto a ciò che è giusto, a ciò che non è immaginabile, a ciò che non può essere accettato. Per l’impostazione di pensiero e il senso di verità che mi ha trasmesso e che è stato, ed è ancora oggi, molto importante.

Cosa è rimasto della persona che eri e cosa non tornerà mai più, per scelta?

Sono rimaste le persone importanti, gli affetti del passato, i tratti caratteristici della mia personalità: l’ironia, la capacità di scherzare su me stessa. Le persone che mi conoscevano prima mi hanno sempre riconosciuta. Quello che è cambiato è ciò che faccio, dove vivo, sono le possibilità che ho. Non rinnego nulla della Lucia che sono stata. Era una vita completamente diversa rispetto a quella di oggi, ma fa comunque parte di me, di ciò che sono diventata.
Quello che mi auguro davvero non torni più è il senso di paura, di insicurezza, il dover temere per la propria vita, per la propria incolumità. Questo mi auguro che non si ripeta mai più.

Hai ricostruito la tua vita e hai ricostruito anche un desiderio?

Sì. Il desiderio di essere padrona della mia vita. Di esserci davvero, con presenza e consapevolezza, nella mia esistenza e in quella delle persone che ho intorno. Della mia nipotina, in particolare. Vorrei essere per lei un punto di riferimento. Mi piacerebbe aiutarla, insegnarle quello che io stessa ho imparato. E poi c’è il desiderio di una vita serena, piena di cose belle e di esperienze positive.

Il futuro mi aspetta è il titolo del tuo ultimo libro. Come immagini il tempo che verrà?

Io mi aspetto un futuro bello, ricco di possibilità. Spero di continuare a costruire una vita fatta di nuove soddisfazioni, di nuovi traguardi, di occasioni in cui potermi impegnare ancora di più e in modi diversi rispetto al passato. Una vita che sia sempre in evoluzione, che continui a cambiare e a sorprendermi. Perché è bello riuscire ad adattarsi alle sfide che arrivano, accogliendole con curiosità e fiducia.

Cosa pensi possa imparare la comunità studentesca di Uniurb dalla tua storia?

Spero che le studentesse e gli studenti di Uniurb possano imparare a stare insieme agli altri con rispetto, con empatia, con capacità di ascolto. Ho fiducia che possano essere, allo stesso tempo, persone attive che scelgono di impegnarsi, di dare un contributo affinché le cose possano cambiare e migliorare. Mi auguro diventino cittadini attivi, nel loro tempo e nella loro vita, e che siano partecipi, con responsabilità ed intelligenza, del benessere della comunità di cui sono parte.

L’Università, oggi, come può formare esseri umani capaci di amare la vita e resisterle anche quando fa paura?

Penso che conoscere e studiare sia davvero fondamentale. È importante diventare persone capaci di elaborare un proprio pensiero critico, e di leggere la realtà attraverso conoscenze e strumenti solidi. Studiare serve anche a questo: a diventare interlocutori paritari, autorevoli, punti di riferimento nei contesti in cui ci troviamo ad agire. Il mio augurio è che, attraverso l’Università, studentesse e studenti possano accedere a una formazione in sintonia con il presente. Penso, ad esempio, al tema della violenza maschile sulle donne: un argomento urgente che dovrebbe trovare spazio nei percorsi accademici.

Nel loro ruolo educativo, credo che gli Atenei debbano diventare sempre più un luogo di crescita, di acquisizione di un metodo e – perché no – anche di passione per lo studio. Non è scontato sentirsi stimolati ad approfondire, essere messi nelle condizioni di scoprire il piacere di imparare, ma quando questo succede lascia un segno profondo. Conoscere credo sia la condizione necessaria per indirizzare la propria vita, e per riuscire ad avere un impatto concreto sul presente e sul futuro.

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