HomeAtenei SudUniv. Aldo MoroUn approccio di genere al trattamento del disturbo da uso di oppiacei

Un approccio di genere al trattamento del disturbo da uso di oppiacei

Nel corso di questo evento formativo verranno trattati gli aspetti genetici ed epigenetici delle dipendenze da uso di oppioidi, così come pure la gestione della gravidanza nella donna affetta da DUO.

È noto che la gestione di madre e bambino richieda un lavoro di équipe che coinvolga professionalità diverse quali tossicologi, psichiatri, psicologi, ginecologi, neonatologi, servizi sociali e comunità terapeutiche, per il trattamento clinico integrato e le relative complicanze.

Nella Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2023 alcuni indicatori descrivono un cambio di tendenza rispetto al consumo di sostanze psicotrope nella popolazione femminile con più donne ricoverate o con accesso al pronto soccorso rispetto al passato (1 donna ogni 2,2 uomini).

Pertanto, l’aumento progressivo di incidenza di disturbo da uso di oppiodi nel genere femminile, soprattutto durante il periodo fertile, richiede la necessità di sviluppare interventi di prevenzione e di cura che rispondano in maniera strategica ed efficace alle esigenze di questa specifica popolazione anche nella gestione della gravidanza.

Nella popolazione generale un’alta percentuale delle gravidanze non è programmata e pertanto è possibile che l’embrione ed il feto risultino esposti a xenobiotici con la possibilità di determinare effetti avversi sia sulla salute della donna che sul prodotto del concepimento.

In Italia l’uso di alcol e/o sostanze psicotrope da parte della madre viene indagato se non limitatamente alla raccolta anamnestica, spesso scarsamente attendibile.

Per tale motivo, nella maggior parte dei casi, il consumo di sostanze psicotrope viene intercettato solo in fase tardiva, dopo il parto, per le manifestazioni cliniche di sindrome di astinenza neonatale. Pertanto, nella donna gravida affetta da disturbo da uso di oppioidi (DUO), gli interventi terapeutici clinici e sociali, saranno tanto più efficaci quanto più la diagnosi di consumo sarà precoce e quanto più la rete dei Servizi coinvolti sarà integrata e cooperante al fine di ridurre le complicanze sulla salute materna e del neonato.

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